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Non solo piramidi
Il Cairo e' una citta' caotica, rumorosa, colma di contraddizioni che chissa' come convivono.
E' la gente che affolla i mercati gremiti, urlanti e polverosi, tra la tecnologia di un telefonino di ultima generazione, lo smog di automobili deformi ed il rassegnato zompettare di un asinello col carretto.
Dove i blue jeans e i capelli al vento delle ragazze si alternano al vezzo di un velo in tinta con trucco e maglietta e al silenzioso, nero incedere di una donna in abito integrale.
Il Cairo destabilizza per l'immortalita' dell'antico Egitto cosi' in contrasto con l'alone di decadenza che si avverte tutt'intorno.
Al Cairo Palazzo Yacoubian svetta nella piazza con le sue contraddizioni, non solo architettoniche ma soprattutto sociali, dagli appartamenti lussuosi e dagli alloggi abusivi le voci si innescano in un microcosmo che amplifica la veduta. Palazzo Yacoubian e' una finestra sulla cima d'un grattacielo, che guarda giu' , sull'intero Egitto.
Il romanzo e' un ritratto corale, dalle tinte forti e molteplici che esordisce con le pinze dell'ironia per poi evolversi senza remore, a capofitto in una narrazione di denuncia delle grandi lacune ed ingiustizie che colpiscono il popolo egiziano. Siano esse la corruzione dilagante, la diseguaglianza sociale, la poverta', la repressione violenta, l'estremismo religioso, l'autore e' esule dall'autocensura.
Dalla scrittura fluida e coinvolgente, il racconto sembra traboccare di grottesco, eppure si rabbrividisce quando si constata che la narrativa non e' solo intrattenimento - come e' solito avvelenarla chi la disprezza- e' spesso un modo pittoresco di esporre la realta'.
Se fossimo in Brasile si chiamerebbe Jorge Amado ; se fossimo in India si chiamerebbe Vikas Swarup. Siamo in Egitto e si chiama 'Ala Al-Aswani.
Buona lettura.
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