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L'arte ingannevole del gufo
Poco più di una favola dai toni soffusi e dolci narrata in prima persona da una bimba affetta una affascinante malattia genetica: lo xeroderma pigmentoso che non permette alla pelle di ricevere raggi ultravioletti e quindi il sole, pena la comparsa di melanomi e dunque la morte.
La cosa che più colpisce non è la trama che appare lineare e piuttosto prevedibile, ma la caratterizzazione della protagonista; Viola è una bimba consapevole della propria malattia e della propria aspettativa di vita e i suoi pensieri sono verosimili, non si trova traccia in nessuna delle pagine di pietà o di commiserazione.
La vita di Viola è descritta con l'ingenuità e il cinismo che si addicono a questa situazione e lo stile utilizzato è lieve seppur veloce.
La storia consiste in un omicidio di cui Viola è testimone e dal quale cercherà di trarre tutto il vantaggio possibile, come ho accennato ci sono molti salti logici, è necessaria una sospensione dell'incredulità ed è necessario soprassedere in diverse situazioni, ma nel complesso la sensazione è piacevole durante la lettura, proprio perché naturale, anche se di naturale in una bimba che deve uscire la notte, insieme ai gufi, agli opossum e camminare con gli occhiali per la visione notturna, mentre i suoi genitori dormono non c'è niente.
Non sono i colori, ma i chiaroscuri, la luce delle stelle e della luna che rompe il buio, una luce buona, una notte piacevole, la brina che si forma e che ricopre la notte, una magia svelata e un'infanzia che nella solitudine trova la propria dimensione, equilibrata, razionale, saggia.
Sembra che la sua autrice non voglia raccontare una storia, sembra che l'evento descritto sia uno dei tanti, seppur nella sua straordinarietà, a popolare la vita di Viola; è questo il valore aggiunto, quello che resta a lettura conclusa, un mondo nuovo, diverso, ma non per questo peggiore.
Possono esserci altri piani di lettura? Credo di sì, ma non ostentati solo accennati e lasciano un piccolo seme per una riflessione futura che forse genererà un germoglio.
Un racconto d'intrattenimento, un modo piacevole di trascorrere un paio d'ore.
La pecca più grande però sta nella traduzione del titolo che da “Night vision” diviene un incomprensibile “L'arte ingannevole del gufo” che non concentra in sé l'essenza del libro, ma, insieme alla copertina davvero poco evocativa, non rendono giustizia al contenuto come invece fa l'originale.