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L'incolore Tazaki Tsukuri
La lettura dell’ultima opera di Murakami Haruki ci pone di fronte ad alcuni interrogativi di natura esistenziale ai quali non è sempre facile dare risposta.
L’infelicità di Tazaki Tsukuri appare evidente sin dalle prime righe del romanzo: espulso inspiegabilmente dal gruppo di amici di cui faceva parte, il giovane Tsukuri perde interesse per il mondo che lo circonda e desidera solo la morte. Egli diviene l’espressione della sofferenza generata dalla perdita dell’amicizia e dell’amore, esperienza già traumatica in qualsiasi periodo della vita, ma certamente ancora di più in quella fascia d’età che segna il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, poiché può lasciare un vuoto incolmabile e creare complessi e insicurezze.
Proprio nel momento in cui Tsukuri riesce a superare parzialmente la sua crisi, l’incontro con Haida e il suo successivo abbandono vengono a sconvolgere nuovamente quella apparente serenità riconquistata.
Tsukuri ha la percezione di se stesso come di un contenitore vuoto, un uomo insignificante, privo di attrattive e di interesse, che può dedicarsi unicamente al lavoro per cercare di sopravvivere. La conoscenza di Sara lo spronerà verso il suo pellegrinaggio, in cerca delle spiegazioni agli enigmi rimasti irrisolti nella sua vita.
E qui è, a mio avviso, l’interesse vero di questo romanzo. Il viaggio di Tzukuri sarà un viaggio di iniziazione e conoscenza, al ritmo della stupenda melodia di Liszt , Le mal du pays, parte di Années de pélerinage, la stessa melodia che suonava Shiro , all’epoca della loro amicizia, quando con Aka, Ao e Kuro erano un gruppo inseparabile. Tsukuri vuole capire quali possano essere le ragioni dei ripetuti abbandoni da parte delle persone che ama, deve superare l’essenza incolore della sua personalità, dare ad essa un contenuto. Il gioco delle parole e dei simboli è a questo proposito molto sottile e significativo: ciascuno degli amici di Tsukuri ha un nome che contiene in sé un colore, rosso, blu, bianco, nero. Persino il nome di Haida, che pure non era parte del gruppo, ma che lo ha ugualmente abbandonato significa grigio. Dunque Tsukuri è l’unico incolore, senza personalità, senza spessore. Il suo nome significa solo “costruire”. Egli, infatti, costruisce stazioni. E qui è un altro elemento interessante in questo romanzo : il movimento, il viaggio, il pellegrinaggio, che implica crescita e conoscenza, spesso ha inizio e finisce in una stazione, e a volte il momento della partenza è chiaro, ma la meta può restare ignota.
Questi elementi sono già tutti presenti nel titolo stesso del romanzo: l’importanza del colore, del costruire e del creare come parte concreta della vita, il suono della melodia, che fa da sfondo al romanzo, come già la canzone dei Beatles aveva accompagnato il racconto di Norwegian wood.
D’altra parte lo stesso Murakami dice : “La vita è come uno spartito complesso …. decifrarla è un’impresa ardua e anche a saperla leggere correttamente, anche a saperla trasformare nella musica più bella, non è detto che poi la gente la capisca …”
In questa prospettiva sta, io credo, al singolo lettore dare la propria personale interpretazione di questo romanzo, che pone molti interrogativi e molteplici possibili risposte. È certo che al di là della semplice storia avvincente e ricca di suspense, questo è un romanzo sul significato della vita, sull’ambiguo confine tra sogno e verità, tra apparenza e realtà.
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Commenti
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Personalmente, ho letto un solo libro dell'autore: "Kafka sulla spiaggia". Ho notato vari elementi comuni con quello commentato: la tematica esistenziale, il romanzo di formazione, la fruizione aperta ad una pluralità di interpretazioni, il 'commento musicale' (nel testo menzionato, il bellissimo Trio per pianoforte, violino e violoncello "Arciduca", di Beethoven).
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ho letto poco di questo autore, ma trovo che la sua narrativa sia intrisa di contenuti...