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I ragazzi da parete sono infiniti
Ho giocherellato un po' col titolo del romanzo e del corrispettivo film di questo lavoro che a mio avviso merita una standing ovation totale su entrambi i fronti. Chbosky non è il classico scrittore che vuole raccontare l'adolescenza nel consueto modo fastidioso che tanto piace ai Moccia o ad altri scribacchini poco onorevoli. Chbosky fa sì che il proprio protagonista annaspi le proprie problematiche nell'adolescenza stessa. Ho un parere personale abbastanza particolare: non si finisce mai fino in fondo di essere adolescenti, di essere fanciulli, di essere a disagio quando si fa l'amore per la prima volta con una persona nuova o quando si guarda negli occhi la persona alla quale tieni di più. Ma ora la trama:
Charlie è un ragazzo molto introverso che riesce a sfogarsi solo scrivendo ad un anonimo amico delle lettere immaginarie. Un giorno incontra Sam, ragazza anticonformista ma in realtà fragile, e il suo fratellastro Patrick, omosessuale on rhe road con una grande voglia di libertà. L'amicizia che li legherà ad entrambi farà scaturire una maturazione interiore del personaggio principale, che riuscirà anche a sconfiggere del tutto alcuni demoni del proprio passato.
Comincio col dire che io adoro quando l'adolescenza viene trattata in maniera impeccabile nei libri o nei film. Noi siamo infinito, Ragazzo da parete, chiamiamolo come vogliamo, ma fatto sta che sia film che libro sono opere da avere assolutamente. Parlando del libro, ci troviamo dinanzi ad un romanzo epistolare, una scelta coraggiosa dell'autore stesso che però francamente riesce a ribaltare le aspettative che si creano nelle prime pagine per arrivare ad un finale così carico da strappare - almeno a me lo ha fatto - qualche lacrima amara.
In questo libro vengono trattati molti temi che sposano l'adolescenza: l'omosessualità, la sessualità in genere, i sentimenti e le amicizie, ma anche i tormenti interiori di chi sa di essere solo all'inizio di un processo di maturazione che si preannuncia durissimo. Charlie piace perchè non è un ragazzo lamentoso, le lacrime ci sono e sono anche tante, ma non del tipo di chi si piange addosso, bensì di chi ha un valido motivo per piangere e per avere una spiccata sensibilità come la sua(non anticipo nulla, attenzione); non è assolutamente votato al vittimismo, anzi. Tramite i suoi scritti, la sua visione del mondo(il libro è scritto in prima persona, altro motivo per adorarlo) riusciamo a percepire sensazioni, emozioni, disagi e gioie di un'età che, voglio ripeterlo, è davvero infinita.
Lo stile è molto semplice, elementare, ma comunque efficace ai fini della trama e delle tematiche. Vi è un filo rosso che si potrebbe intuire circa a metà opera, ma al quale non ho voluto credere fino alle ultime, sconcertanti, commoventi pagine. Il libro è un capolavoro del romanzo di formazione, una vasca piena di acqua bollente nella quale ci si immerge e dalla quale, inevitabilmente, si rimane ustionati per un bel po' di settimane prima di riuscire a guardare i ragazzi di nuovo nello stesso modo. E' un libro che ho apprezzato molto perchè finalmente non è semplicistico nei confronti di un mondo che i quarantenni o cinquantenni credono di conoscere alla perfezione, cortesia di un'alimentata saccenza creata da pseudoscrittori alla Moccia che rappresentano gli adolescenti in tre punti: parolacce, nomignoli fastidiosi e trame da Beatiful.
No. Non è così, non lo è mai stato, non lo sarà mai. Lasciatevelo dire da chi ha appena vent'anni. Questa è un'età difficile, difficile perchè nessuno a volte ti prende sul serio. Difficile perchè tutti chiedono da te il massimo possibile e perchè ogni persona che ti sta attorno si aspetta che tu compia il salto di qualità morale o caratteriale che sia in poche ore. L'adolescenza è un inferno, per certi versi. E ovviamente è un paradiso terrestre per altri. Ma non è assolutamente costituita da giornaletti porno, da parolacce, da continui atti effimeri, anzi. Persino un bicchiere di vodka ha senso per chi è in quest'età, nulla è lasciato al caso come molti credono.
E io queste caratteristiche, questa sensibilità, questa oculatezza l'ho trovata in Chbosky e nella sua storia malinconica e collegiale, ribelle e al tempo stesso comune a quasi tutti coloro che si trovano in questo (ancora) difficile periodo della vita. Perciò mi sento di dire che questo manoscritto costituisca un capolavoro non tanto per lo stile dell'autore, ma per ciò che i personaggi riescono a dare e per ciò che la trama comunica dopo centinaia di pagine lette col fiato sospeso in attesa del prossimo sbaglio, della prossima figuraccia, della prossima palpitazione.
Perchè davvero, a volte, essere infiniti è una manna dal cielo, ma a volte ci si sente piccoli piccoli nel tentativo di evadere da una mentalità ristretta e da una vita che forse non ci ha detto tutto fino in fondo.