Dettagli Recensione
The Third Piece
Ed eccoci qua. Terzo appuntamento con Zafòn e la sua serie del Cimitero dei Libri Dimenticati. Terzo pezzo del puzzle che si aggiunge al quadro.
Parto dal dire che probabilmente è quello che dei tre mi ha preso meno.
Ciò non vuol dire che non mi sia piaciuto. Mi spiego meglio. “Il Prigioniero del Cielo” ha l’aria di essere un romanzo di transizione, dove incontriamo facce conosciute e realizziamo i collegamenti che queste hanno tra loro. Scopriamo che Fermìn è legato alla nostra vecchia conoscenza David Martìn, ed il quadro comincia a farsi decisamente più chiaro. Ho l’impressione che questo romanzo sia una sorta di preparazione al lettore per il gran finale, che promette di essere un grande libro. Proprio perché è una sorta di preparazione al seguito, che questo libro perde un po'. Vi spiego. Punto uno, Il caro Zafòn che ho imparato ad apprezzare molto nelle sue ultime opere da me lette, ha perso un po' di smalto nella scrittura, mi è sembrata molto sbrigativa, il libro è decisamente meno poetico degli altri due, soprattutto de “L’Ombra del Vento”. Punto due, essendo appunto un romanzo di transizione, non ha una trama consistentissima, abbiamo il losco figuro all’inizio del libro che ci ricorda un pò il caro Juliàn Carax, che sembra promettere bene, ma che alla fine non soddisfa le aspettative che crea con la sua entrata in scena pittoresca. Punto tre, il romanzo finisce presto, perché è si di piacevole lettura, ma è a mio parere un po' breve, anche se dalle dimensioni del libro non si direbbe(il trucchetto dei caratteri grandi).
Da tutto questo può sembrare che il libro non mi sia piaciuto, non è così, è un bel libro, ma credo possa essere apprezzato solo da chi ha letto gli altri due, perché la parte più bella del libro è appunto ammirare tutte le connessioni che si creano tra i personaggi dell’opera presente e di quelle passate. Per quanto Zafòn si sforzi di creare opere distinte tra loro, cioè che possano essere lette anche da sole e non necessariamente in ordine cronologico, ci è riuscito con i primi due, ma qui, mi tocca dire che non ci è riuscito appieno. Perchè? Soprattutto perché si sofferma sul passato di Fermìn, personaggio a noi molto caro, ma che abbiamo imparato ad apprezzare soprattutto nel primo libro. Da sola, e lo sottolineo, da sola, la storia è un po' scialba, e mettendomi nei panni di chi dovesse leggere questo per primo, rimarrei non poco frastornato e confuso. Io, avendo letto i primi due, ne sono rimasto ammaliato ed ho apprezzato molto i nuovi scenari che si sono creati tra i protagonisti. Il mio consiglio finale è, leggete questo libro assolutamente, ma vi prego, leggete prima “L’ombra del vento” e “Il gioco dell’angelo”. Caro Zafòn, ora tocca a te, stupiscimi con l’ultimo capitolo di questa serie di opere che devo ammettere sia di quelle che preferisco in assoluto.
“Deve pensare che sono uno stupido Fermìn”
“No, credo che lei sia un uomo fortunato, almeno in amore, e che, come quasi tutti quelli che lo sono, non se ne renda conto.”
Indicazioni utili
Il gioco dell'angelo.