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Librivoro e sognatore
Che la vita del ratto Firmino sarebbe stata indissolubilmente legata alla letteratura è stato chiaro fin da subito, da quando Flo, una pantegana libertina e alcolizzata, lo ha messo al mondo nel seminterrato di una libreria di Boston tra brandelli di pagine del Finnegans Wake di Joyce. Per lui i libri hanno sempre rappresentato il pane quotidiano. Escluso dal classico allattamento per insufficienza di mammelle, nei primi giorni della sua esistenza non ha potuto far altro che nutrirsi mangiucchiando pagine di Jane Eyre, di Anime Morte, di Furore, di Padri e figli e di tanti altri capolavori della letteratura finché non smette di divorarli in senso letterale e comincia a farlo in senso figurato, leggendo con avido piacere ogni sorta di libro a sua disposizione tra le centinaia e centinaia ammassati sui polverosi scaffali o impilati sul freddo pavimento. Una passione che sicuramente lo umanizza e lo rende speciale, ma che di fatto lo costringe ad un'esistenza mesta e solitaria. Firmino vorrebbe essere un uomo, è troppo colto e raffinato per poter avere normali rapporti con i suoi simili dediti soltanto allo scrocco, alla fornicazione, al bivacco, ma resta pur sempre un topo e quindi è tagliato fuori anche dal mondo umano a cui può avvicinarsi soltanto come silenzioso osservatore o come simpatico animaletto di compagnia. Non gli resta altro che rifugiarsi in un universo onirico in cui può immaginare di dissertare brillantemente con i grandi della letteratura oppure sognare di essere una sorta di Fred Astaire che rivive le gesta dei personaggi di Cervantes, Fitzgerald, Carroll. Ma questa sua bizzarra esistenza subirà un tremendo colpo quando la demolizione del quartiere stabilita dal nuovo piano edilizio spazzerà via la vecchia libreria e tutti gli altri luoghi a cui il piccolo protagonista è legato. Una distruzione che sembra simboleggiare la decadenza della cultura, dell’arte, della poesia di fronte ad un progresso cinico e materialista che non prevede spazi e tempi per l’immaginazione. Librivoro e sognatore, Firmino incarna il senso di solitudine e di disagio di chi sente di non avere alcuna affinità con il mondo che lo circonda e cerca rifugio tra le pagine di un libro o nelle trame della propria fantasia dove può librarsi fluttuando come su una mongolfiera ed esplorare mondi che non sono suoi. “Nonostante fossi loquace fino al cicaleccio più inverosimile, ero condannato al silenzio. Il punto è che ero privo di voce. Tutte le frasi meravigliose che si libravano in volo nella mia testa come farfalle, in realtà, svolazzavano dentro una gabbia da cui non sarebbero mai uscite.”
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Mi piace, credo lo prendero' !
:-)
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