Dettagli Recensione
La dinastia dei Buendia.
Ero andato in libreria per prendere altro, ma come ben sapete spesso le offerte fanno la differenza, e così vista la recente scomparsa del grande Garcia Marquez ho trovato negli scaffali alla cassa diverse opere dello scrittore colombiano e, visto che (lo ammetto, ahimè) non avevo mai letto nulla di Marquez, ho approfittato dell'offerta per prendere la sua opera più famosa, "Cent'anni di solitudine" appunto. Ammetto che poi ho fatto spesa doppia, in quanto non sono riuscito a lasciare Lansdale in libreria, però la curiosità per Marquez era così grande che tra i due romanzi ho iniziato prima quest'ultimo. Diciamo innanzitutto che ci troviamo di fronte ad un "librone", in quanto anche se le pagine (370) non sono tantissime, posso assicurarvi che ogni pagina vale almeno 5 pagine di un altro romanzo, la storia infatti è complessa e intricata, ricca di avvenimenti e diverse volte mi sono perso nei meandri di questa spettacolare storia. Come saprete Marquez è il massimo esponente di quello che viene definito "realismo magico", ed infatti l'elemento magico (sotto forma di fantasmi, presenze e superstizioni) è fortemente presente nel romanzo in questione ed è ciò che poi caratterizza tutti gli avvenimenti. Il libro racconta della storia della famiglia Buendia nel corso di cento anni di vita, iniziando dal primo membro della famiglia nonché fondatore della fantastica città di Macondo, il vecchio Josè Arcadio, fino alla tragica fine della dinastia un secolo dopo. Premetto che dopo 50 pagine di questo libro sono andato su internet a cerare delucidazioni, in quanto avevo le idee abbastanza confuse e fortunatamente su wikipedia ho trovato un grafico con l'albero genealogico che mi ha facilitato di molto la comprensione (che su alcuni passaggi è veramente ostica), infatti la caratteristica del famiglia Buendia è che tutti i figli maschi nel corso del libro si chiamano Josè Arcadio o Aureliano, e le femmine Remedios. Capite da voi che già alla seconda o terza generazione (soprattutto dopo il ritorno di 17 figli sparsi per il mondo di nome Aureliano...) la confusione comincia ad essere tanta... Fortunatamente, a lungo andare ho iniziato anche a capire un'altra cosa, che poi è un po' la chiave del libro, cioè di non concentrare la mia attenzione sui vari nomi di figli e parenti, quanto di notare i vari caratteri e comportamenti dei personaggi. Ed è così che ho trovato la giusta chiave di lettura (a mio avviso). Infatti, anche se gli anni passano, gli Aureliano saranno tutti introversi, forti fisicamente e spocchiosi, i Josè Arcadio saranno tutti intelligenti, minuti ed estroversi e le Remedios saranno tutte belle e svampite. Perché poi in realtà è proprio questo il succo della storia: la ciclicità. Gli eventi anche a distanza di tempo si ripetono sempre, e le tragedie si susseguono, confermando così l'oscuro presagio (la fine della dinastia Buendia e del villaggio di Macondo) che lo zingaro Melquiades aveva predetto ad inizio libro. La scrittura non è semplice, è ricca di artifizi letterari (soprattutto prolessi e analessi), la storia è intricata e i personaggi sono tantissimi, ma probabilmente non sarebbe potuto essere altrimenti visto l'opera ambiziosa. Un ultimo appunto va fatto su Ursula, moglie del primo Josè Arcadio, donna intelligente, madre attenta, nonna premurosa, l'unica ad aver capito il pericolo a cui incorrevano i suoi pronipoti, e non è un caso infatti se la dinastia finisce proprio qualche anno dopo la sua morte. Un capolavoro moderno.
Indicazioni utili
Commenti
4 risultati - visualizzati 1 - 4 |
Ordina
|
Grazie, Pia.
4 risultati - visualizzati 1 - 4 |
Pia