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Trilogia della città di K.
 
Trilogia della città di K. 2014-05-06 15:04:48 Mario Inisi
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4.0
Stile 
 
4.0
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4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    06 Mag, 2014
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Dalla favola alla realtà

La trilogia della città di K è fatta di tre romanzi distinti: il grande quaderno, la prova, la terza menzogna. I primi due libri sono bellissimi per il modo dell'autrice di raccontare per frasi essenziali, incisive, dirette che colpiscono in profondità il cuore e la fantasia del lettore. La storia risulta strana, forse sbagliata, per il tipo di reazione che ogni avvenimento suscita nei due protagonisti, due fratelli gemelli identici, Lucas e Claus i cui nomi sono l'uno l'anagramma dell'altro. Il fatto che la storia sembri strana e sbagliata ne accresce enormemente il fascino creando un clima di sospensione e di miracolo in cui tutto è possibile e in cui anche il lettore vive la storia in un sogno svincolando i fatti ascoltati da ogni giudizio morale. Il modo di percepire le cose dei gemelli ha qualcosa di stonato: non sono nè sordi, nè ciechi, nè stupidi. Hanno un'intelligenza sorprendentemente vivace, molto sopra la media. Ma il loro modo di apprendere le cose appare difettoso : mancano di affettività, di emotività, di capacità di attaccamento al di là del loro reciproco e simbiotico rapporto.
Sembrano fare esperienze per sentito dire, per provare quello che che gli altri raccontano di avere provato. Si abituano addirittura con esercizi a questa impassibilità emotiva. Del resto la guerra provoca di queste storture: c'è chi è intelligente ma cerca di non pensare e chi è buono e cerca di non soffrire. I due fratelli rientrano in quest'ultima categoria, forse meno frequentata della prima.
Il secondo libro sembrerebbe raccontare anche della guarigione di Lucas da questa anaffettività, grazie al legame con il bambino deforme Mathias che considera suo figlio e che in certi momenti sembra un terzo clone dei due fratelli. Strano il rapporto con le donne, anche questo caratterizzato dall'incapacità di provare sentimenti. Il rapporto con Clara ad esempio, sembra iniziato da Lucas come uno dei soliti esercizi di comprensione del mondo: Clara assomiglia a sua madre e lui ha appena elaborato il profondo e incestuoso legame tra la madre di Mathias e il proprio padre.
Tutti i personaggi principali scrivono.
I primi due libri sono bellissimi perchè i fatti raccontati e le reazioni dei fratelli sono sorprendenti, intensi, toccanti. Alla fine del secondo libro si iniziano a nutrire dei dubbi sulla storia raccontata nel grande quaderno, sulla esistenza dei due fratelli. La confusione aumenta nel terzo libro. Claus e Lucas sono la stessa persona? Lucas soffre di una forma di schizofrenia? Il ritorno alla realtà e la spiegazione dei fatti realmente accaduti avviene nel terzo libro in modo un po' caotico. Sinceramente avrei preferito farne a meno, restare nella favola e avere una conclusione da favola.

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Commenti

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Gli esercizi di impassibilità emotiva mi ricordano quelli della Marchesa di Merteuil da giovane nelle Relazioni Pericolose. Interessante!
La tua recensione riesce ad essere "partigiana" e intelligente al tempo stesso... Alla faccia di chi dice che amalgamare cuore e cervello sia arduo... :)
Più partigiana.
Si, direi che hai espresso un giudizio perfetto Mario, sul terzo infatti si perde un pò lo smalto iniziale
Bella recensione, Mario.
Pur leggendo molto, scopro di non conoscere parecchi libri, addirittura autori, meritevoli di essere letti. Questa scrittrice va annotata, ovviamente.
Bella la rappresentazione del romanzo che esce dalla tua recensione, complimenti.
Anche io ho notato leggendolo di questa piattezza e aridità di sentimenti.

Bella recensione per un bel libro.
Grazie
Saluti
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