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Un’altra “foresta oscura”
Dopo la foresta nella quale Dante si smarrisce e si lascia guidare dal sommo poeta mantovano della latinità, che poi darà il nome a uno dei più celebri motori di ricerca nostrani, l’immagine del bosco oscuro torna con altri toni, nella narrativa impertinente e frizzante di Joe R. Lansdale, a rappresentare il peccato dal quale redimersi.
La storia è piuttosto semplice ed è ambientata in Texas agli inizi del XX secolo. Siamo in pieno far west e il giovane Jack Parker, nipote di un predicatore, fugge con il nonno e la sorella Lula da una pestilenza (il vaiolo) che si è portata via i genitori. La fuga è subito complicata da una zuffa nel traghetto sul fiume; il nonno viene assassinato e Lula rapita. Jack si getta all’inseguimento dei tre malviventi che hanno sequestrato la sorella e scappano lasciando dietro di loro una scia di delitti, come la rapina cruenta a Sylvester. Nell’impresa Jack chiede manforte (“Gli parlai delle taglie che avevano messo sulla testa di Cut Throat, Nigger Pete e Fatty, e cercai di essere eloquente e persuasivo nel mio racconto”) a Shorty, un nano (“Sembrava un re straniero contrariato per essersi improvvisamente rimpicciolito”) dal passato alterno (“Mi aveva venduto al circo, e per pochi spicci”) e dal presente filosofico (“Vedo tutto dal basso. E’ un modo diverso di guardare il mondo”) e al gigante Eustace (“Non regge l’alcol. Anche la noia non gli fa bene. Perde le staffe quando beve”), un nero dal sangue indiano, specializzato – a modo suo - nel seguire le tracce dei fuggiaschi e affezionato al maiale cannibale Hog. Alla combriccola ben presto si uniscono la prostituta Jimmie Sue (“E’ qui a scopi decorativi, e per farsi montare dal ragazzino, una volta ogni tanto”) e lo sceriffo Winton, che in passato è stato vittima delle violenze Comanche. La corte dei miracoli è al completo (“…come mai un negro grande e grosso, un nano, un ragazzino, una puttana e un maiale incazzato se ne stanno fermi davanti a un bordello”) e, dopo mille peripezie e dialoghi effervescenti, affronta la foresta (“era piena fino a traboccare di gente che ne aveva combinate di tutti i colori…”) per lo scontro finale.
Il romanzo con la leggerezza dell’umorismo irriverente descrive mille atrocità (sanguinosissimi combattimenti di galli che si trasformano in duelli umani, mutilazioni, stupri, provocazioni crudeli rivolte a un orso legato, che poi si libera e si vendica…) e si lascia leggere senza troppi patemi. Il lettore rivive così certe atmosfere western, qui stemperate dallo stile incalzante e fluido di Lansdale e, quasi inconsapevolmente, affronta i temi della diversità e del pregiudizio senza moralismi e ipocrisie.
Bruno Elpis
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@ Cri e Robbie: sono sicuro che vi divertirete! :-) :-)
@ Gracy: mi sa che approfondiro' la conoscenza con Lansdale... :-)
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