Dettagli Recensione
Precipitevolissimevolmente...sempre più giù.
Inverness, Scozia 1945.
Al termine della seconda Guerra mondiale una coppia di sposini si riunisce dopo la lunga separazione dovuta al conflitto e decide di godersi una seconda luna di miele.
Lei, Claire, è un'infermiera militare inglese, donna energica, pratica, dai modi poco raffinati; lui, Frank Randall, è un dotto professorino di Oxford tutto d'un pezzo.
Provano a ritrovarsi e a godere appieno di siti storici, di antiche leggende, di panorami da brughiera e di ricerche per l'albero genealogico dei Randall.
Una mattina come tante, Claire, in un'uscita solitaria alla ricerca di campioni per il suo erbario, raggiunge un luogo carico di mistero, la collina di Craigh Na Dun.
Qui, dove sorge un circolo di pietre in stile Stonehenge, qualche giorno prima lei e il marito avevano assistito ad una sorta di "sabba moderno" compiuto da donne del luogo.
Avvicinatasi a due enormi massi, viene letteralmente risucchiata da quello che sembra essere un vero e proprio passaggio temporale e si ritroverà nel medesimo luogo ma nel passato...precisamente nel XVIII sec. nel bel mezzo degli scontri fra inglesi e scozzesi.
Rapita (o anche salvata se vogliamo) da un gruppo di rudi scozzesi in kilt, farà la conoscenza di uno degli highlander rimasto ferito: l'aitante Jamie Fraser, bamboccio/belloccio (come da migliore tradizione) con cui raggiungerà il castello di Leoch e instaurerà una relazione di amicizia, prima, di mutua assistenza, dopo, e, dulcis in fundo, d'amore.
Tra trappole, intrighi, ambigui personaggi, storie di famiglia, leggende, streghe e inquisitori (il tutto servito in modo sempre poco spettacolare), Claire, sarà chiamata a fare la sua scelta definitiva:
tornare dal marito o restare col bamboccio dalle ehmmm..."accattivanti virtù"?
Indovinate un po' come va a finire?
Diana Gabaldon, non sembrava affatto una sprovveduta; una laurea in zoologia, un master in biologia marina, docente universitaria, una laurea honoris causa in scienze umanistiche, scrittrice di articoli e di recensioni, fondatrice di una rivista scientifica ecc.
Con questo romanzo, primo di una lunga serie, avrebbe potuto avere una resa enorme senza rinunciare allo spessore, invece, tutto crolla miseramente sotto il peso della solita trama scialba, di scene passionali senza passione, di dialoghi deboli, di un iter narrativo mal organizzato, di punti di vista troppo femminili e senza contrappesi e storie di confine noiose da morire.
Unico punto a favore, la ricostruzione storica del periodo, che risulta essere precisa e dettagliata ma che perde credibilità a contatto con una trama così debole.
Tutto questo mi conferma una sola cosa: la preparazione da sola non basta. Il talento della narrazione, l'inventiva, il fascino della parola scritta è solo per pochi eletti. Ho avuto la netta sensazione di essere al cospetto della classica "prima della classe" che vuol dimostrare a tutti i costi di poter arrivare dappertutto. Magari fosse tutto così semplice. Dappertutto non è un luogo. È un'utopia. E quando si cade dall'alto delle grandi utopie, si fa rumore. Un tonfo incredibile con tanto di eco.
Questo suo primo scritto ha avuto una risonanza enorme sul web; un successo che si è esteso a macchia d'olio raggiungendo (ahimè) anche la sottoscritta attraverso il consiglio di un'amica a sua volta consigliata da una libraia. A me, però, non è piaciuto (si era capito?).
A voi, invece, lascio il beneficio del dubbio.
Spero di trarre qualche emozione in più dalla serie televisiva in stile "Trono di spade" che uscirà quest'estate. Ma....staremo a vedere.
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Grazie cara!
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