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La casa degli spiriti
 
La casa degli spiriti 2014-04-27 13:21:37 giuse 1754
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giuse 1754 Opinione inserita da giuse 1754    27 Aprile, 2014
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La vita dell'Uomo è amore, carne e destino. Poi, r

Ci sono storie che si possono riassumere con poche, essenziali parole. E poi ci sono altre storie.
"La casa degli spiriti" fa parte, senza ombra di dubbio, della seconda categoria.
E' l'affresco, o meglio, il murales, perché del murales ha i colori vivi, della società cilena, raccontata
attraverso tre generazioni della famiglia Trueba-Del Valle, lungo i primi anni del Novecento fino ad arrivare al
dopo-Pinochet, il cui colpo di stato avvenne l' 11 settembre 1973.
I due personaggi-cardine della vicenda sono Clara del Valle, eterea, magica creatura di luce che avvolge nel
suo amore incondizionato tutti gli esseri che vengono in contatto con lei, ed Esteban Trueba, colui che Clara
ha scelto come marito fin da quando, lei ancora bambina, ne aveva sposato la bellissima sorella Rosa, destinata a una morte precoce.
Trueba amerà Clara di un amore appassionato che durerà tutta la vita, ben oltre la morte della moglie.
Cercherà però invano di possederla, perché per sua stessa natura lei risulta inafferrabile, così vicina nella
carne nel talamo, ma altrettanto persa in un monto tutto suo, dove gli spiriti che abitano la casa hanno la
stessa consistenza delle persone reali.
Arriverà a usare la violenza contro di lei, cosa che gli costerà il silenzio della moglie per il resto dei suoi giorni.
Clara sapeva che Esteban era incapace di opporsi alla violenza che periodicamente lo abitava, “ma non poteva farci niente”. Così, più o meno, la Allende descrive questo passaggio del libro, fornendoci la chiave di lettura di questi indimenticabili personaggi.
Clara la compassionevole, Clara la bella, Clara la chiaroveggente; Esteban l'uomo che si è fatto da sé, duro
e chiuso nei propri preconcetti di classe, l'uomo violento che sarà a sua volta sopraffatto dalla crudeltà di un
regime che la Destra reazionaria, di cui Trueba è un illustre senatore, aveva contribuito a instaurare e che lo colpirà nell’unico affetto che gli sia rimasto, la nipote Alba.
E’ attraverso la lettura di Alba dei diari della nonna e dei ricordi del nonno che la storia prende forma.
Esteban è l’unico personaggio a cui Isabel Allende dà la possibilità di esprimersi in prima persona. Non lo fa a capitoli alterni: la sua testimonianza irrompe all’improvviso nella narrazione in terza persona, ma come se l’autrice non potesse esimersi dal riportare un racconto che qualcuno le sussurra all’orecchio con impellente bisogno.
Forse è un omaggio postumo al proprio nonno Augustin, a cui il personaggio Esteban si ispira. Il libro nasce infatti da una lunga lettera che la Allende cominciò a scrivergli nel momento della sua agonia.
Trueba attraversa tutta la narrazione, costretto a modificare se stesso e a farsi forgiare, suo malgrado, dall’amore. Prima dall’amore di Clara, poi da quello della figlia Blanca per Pedro terzo Garcia, il figlio ribelle del suo uomo-tuttofare che l’ha fedelmente affiancato nella sua ascesa da latifondista, infine dall’amore di Alba, che sceglie un altro rivoluzionario come compagno della vita.
Pedro primo, il nonno Garcia, aveva salvato la vita di Esteban, mentre Pedro terzo lo renderà nonno a sua volta. La Allende vuole evidenziare come siano artificiosi gli steccati di classe, perché la carne dell’Uomo è di una sola pasta, e quando è farcita d’amore le famiglie sono costrette a fondersi, le storie dei poveri e quelle dei ricchi diventano un’unica storia, dove il denaro, la classe sociale, non sono che dettagli ininfluenti dal punto di vista della continuazione della specie.
Altra potente immagine della circolarità e della potenza del destino, della carne e dell’amore, anche quello imposto con la violenza, è la figura di Esteban Garcia, il nipote illegittimo di una contadina che Trueba aveva stuprato e fatto sua per qualche tempo in gioventù.
“La casa degli spiriti” è diventato il primo capitolo, ma l’ultimo cronologicamente parlando, di una trilogia di ci fanno parte “ La figlia della fortuna” e “Ritratto in seppia”.
Pur essendo il romanzo d’esordio, contiene buona parte delle tematiche della Allende, per lo meno del filone definito “realismo magico”, di cui Gabriel Garcia Marquez, che ci appena lasciati, era forse il rappresentante più noto.
Ho dovuto rileggere questo libro recentemente, ma non mi sono per niente annoiata, nonostante conoscessi già tutte le risposte.
La macchina narrativa della Allende è ben oliata e ti trascina nei suoi ingranaggi, ti trasporta nella storia, ti fafamiliarizzare con i personaggi che entreranno per sempre nel tuo universo fantastico, diventando così parte, nell’affastellarsi continuo di lettori, generazione dopo generazione, (il libro è uscito nel 1982) dell’immaginario collettivo.
Un grande contributo alla formazione dell’immagine dei personaggi l’ha data il film omonimo del 1993 di Bille August, con l’indimenticabile interpretazione di Jeremy Irons nel ruolo di Esteban e di Meryl Streep in quello di Clara. Grandissima anche l’interpretazione di Glenn Close nella parte di Férula, la sorella Trueba.

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Che bella analisi, mi hai convinta. Pensa che su questo titolo sono sempre così indecisa...
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giuse 1754
28 Aprile, 2014
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Non avere dubbi, è un libro che ti resterà dentro. Per aiutarti a decidere...http://www.youtube.com/watch?v=SstAiewrE5c
Grazie per l'apprezzamento!
Uno dei miei libri preferiti in assoluto, e tu lo hai recensito meravigliosamente Giuse...
libro bellissimo, per me. bella la tua recensione.
secondo me il film non è stato all'altezza del libro.
perchè hai ''dovuto'' rileggerlo?
ciao paola


@C.U.B.
ciao , credo proprio che ti piacerà!
un saluto paola
Grazie mille, Enrico!
Sto leggendo questo testo e sinceramente non ho capito una cosa, in che senso questo libro è “femminista”? Le donne sono abusate\umiliate in diversi modo e mai vedo una reazione degna di nota. Quando Clara viene picchiata fino a perdere un dente, decide di “non parlare più” al marito. Accidenti, che cattivona!! La sorella viene cacciata di casa e se ne va a morire in un angolo senza neanche un cenno. La madre in punto di morte chiama comunque il figliol prodigo al capezzale. Esteban abusa di donne uomini ed animali senza colpo ferire.

l’idea che ho è che vi siano queste donne forti indubbiamente ma la cui forza risieda in una sorta di rassegnazione cosmica, l’accettazione verso un ruolo di vittime predestinate.
Non vedo mai una reazione contro il male che subiscono. Neppure una vera condanna!
Clara dipinta come una sorta di hippie veggente che si volta dall’altra parte di fronte alle angherie del marito è difficile da mandare giù.

questo feeling mi sta avvelenando la lettura, ovviamente odio Esteban ma non riesco a provare empatia per altri personaggi del romanzo che trovo tutti passivi e privi di veri spunti di rivolta.

cosa mi sto perdendo?
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