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Quello che non c'è scritto di Rafael Reig
I libri noir non sono la mia lettura preferita, ma per questo ho fatto un’eccezione, perché leggendo la sinossi mi ha attratta.
La caratterizzazione dei personaggi da parte dell’autore è ben fatta, l’idea di fondo è abbastanza interessante e il romanzo è scritto abbastanza bene. Pero’…, però.
L’argomento principale è l’incapacità di noi tutti di comprenderci l’un l’altro, persino di capire la persona che abbiamo amato e che ci è stata vicina per molti anni (“La coppia è uno specchio, ci scopri sempre qualcosa di te stesso che avresti preferito non sapere”, “Le coppie non si separano quando uno dei due scopre la verità sull’altro e si rende conto che non è come si aspettava; si sfaldano quando si finisce per conoscere se stessi e si scopre quello che segretamente si temeva che venisse fuori”).
Ci presenta un tema, oggi molto attuale: quello della famiglia disgregata e delle conseguenze di questa dissoluzione su entrambi i coniugi (nel caso dei nostri protagonisti depressione e alcolismo), ma soprattutto sui figli (“Finirono per convertire il bambino nell’oggetto dei loro conflitti”).
Carina l’idea di alternare il manoscritto scritto da Carlos (il marito) per la moglie, al romanzo vero e proprio, come se si intrecciassero, per permetterci di seguire in contemporanea l’evolversi di entrambe le storie, lasciandoci molte volte sul filo del rasoio.
Il libro parla del sospetto che si insinua in Carmen (la moglie), creando una spirale di paura e rabbia verso l’ex marito, a causa di quello che legge sul manoscritto che lui le lascia prima di partire per un week-end con il figlio adolescente. Ma soprattutto per colpa di “quello ce non c’è scritto” su quel manoscritto (“Forse era lei, a proiettare i suoi fantasmi su quel dattiloscritto. Le sue paure, ma anche i suoi rimorsi, i suoi sensi di colpa”, “Quello che trovava lì dentro quando leggeva, erano le sue paure o quelle di Carlos? Era il suo desiderio o quello di Carlos?”, “Leggeva troppo, più di quello che c’era sulla pagina: leggeva quello che non c’era scritto. Forse proprio quello era l’ostacolo: cercava qualcosa tra le righe e ciò le impediva di vedere qual che aveva sotto gli occhi”).
Angosciante mi è sembrata la paura costante di Jorge (il figlio) nei confronti del padre e il timore continuo di deluderlo (“in sua presenza Jorge si sentiva impaurito”, “quanto più suo padre pretendeva che fossero felici, più paura gli faceva”, “Così non va bene Jorge, devi comportarti da uomo”, “Che fatica invece conquistare l’amore di un padre o la sua semplice approvazione”, “E’ colpa sua, lo sa, trova sempre il modo di irritarlo, commette sempre qualche errore”e ancora: “Qualsiasi cosa faccia sarà sempre in debito con suo padre”).
La cosa più sottile che il romanzo ci fa capire, a mio avviso, è che il pericolo reale, in ogni relazione, non è un lupo che sopraggiunge dall’esterno, ma il lupo che si insinua dentro di noi è che è sempre pronto ad attaccare.
Non credo di aver capito del tutto il finale, resto con svariati dubbi. Sarà stato questo l’intento dell’autore?
Comunque è un libro che consiglio di leggere, soprattutto agli amanti del genere.