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Nome da fuciliere
John Fante Alighieri, così lo definisce Vinicio Capossela, nella sua introduzione, che da sola vale il prezzo del libro.
Attraverso questo romanzo , autobiografico, ci possiamo ulteriormente insinuare nella vita di Henry Molise, alias John Fante. Nome da fuciliere!
Romanzo interessante, come dicevo, ci aiuta a conoscere meglio l’autore.
Figlio di Nicola Molise, Henry, divenuto scrittore affermato, viene convocato dai fratelli alla casa paterna, motivo: il divorzio dei genitori. E’ l’ennesimo falso allarme, ma Henry , avendolo scoperto solo dopo il lungo viaggio in aereo, decide di andare a trovare i familiari ugualmente.
Non è a proprio agio, la sua famiglia non è certo l’ideale per nessuno.
Questa è , pregi e difetti.
Il padre, Nick, ingombrante figura di maschio italiano, si autodefinisce come il miglior scalpellino d’America.
Ubriacone, infaticabile lavoratore, spende ogni guadagno in bevute e gioco, nonché in puttane.
La storia si incentra sul coinvolgimento di Henry nella costruzione di un affumicatoio in montagna, presso un amico del padre.
Come sempre , non è la storia in sè ad essere interessante, ma lo stile, l’umorismo e l’ironia, il suo modo diretto di raccontarci la verità. Oh John, sei proprio grande!
La cosa che più mi ha colpito del romanzo , sono le percezioni sulla famiglia, per certi versi come io l’ho vissuta da bimba.
La madre parsimoniosa, che pensa solo al benessere dei figli, cucina per loro, si preoccupa di ogni cosa, ma guai a denigrare il marito, mai un lamento mai una critica verso quell’ubriacone buono solo a fare il muratore, ma per il resto diventato qualcuno solamente grazie al rispetto della moglie e dei figli.
Uomini di una volta, che buttano il loro tempo e il loro denaro con quattro ubriaconi, che hanno in comune i vizi.
Per me assolutamente incomprensibile questo imbruttirsi grazie al vino.
Bere fino a non essere più umani.
Henry, in fondo scusa il padre, quest’uomo, italiano, guardato con sospetto dall’americano, quasi fosse una sorta di sottospecie a sangue caldo, vertebrata, stereotipata, con coltello serramanico in tasca.
Quasi fossero stati partoriti così tutti gli italo americani, neri, armati di coltello e mafiosi.
Henry in fondo sa che il padre è così perché quello gli è stato insegnato, così deve essere un uomo!
Libro che consiglio caldamente a tutti, purtroppo non ho seguito l’ordine cronologico delle pubblicazioni di Fante, mi riservo di completare le sue letture più ordinatamente, anche se non sono ordinata .
Brutto scrivere oggi, Gabo mi manca, era bello sapere che quel vecchietto riccioluto erà là, al caldo a godersi i suoi diritti d'autore.
Pazienza, il bello degli scrittori è che non muoiono mai veramente.
un bacio al grande Gabo