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Il padrino
 
Il padrino 2014-03-31 07:57:52 enricocaramuscio
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Contenuto 
 
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    31 Marzo, 2014
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Realistico intreccio mafioso

New York, secondo dopoguerra. Tra gli esponenti di punta della malavita italo-americana un nome spicca su tutti: quello di Don Vito Corleone, capo della più potente e prestigiosa famiglia mafiosa della costa orientale. Detto "Padrino" per la generosità che riserva a chi gli dimostra rispetto e fedeltà, Corleone è un uomo paziente e guidato da un rigoroso codice morale, che negli affari preferisce avvalersi della sua famosa e persuasiva ragionevolezza, ricorrendo alla forza solo quando necessario. Ma, quando ci sono da usare le maniere pesanti, non esistono remore né mezze misure, la sua decisione e la sua spietatezza fanno gelare il sangue nelle vene. Scappato giovanissimo dalla natia Sicilia per sfuggire alla stessa lupara che lo ha reso orfano, si trasferisce nel Nuovo Continente portando avanti per i primi anni una vita onesta fatta di stenti e difficoltà, finché decide di cambiare pagina: comincia così una brillante ascesa che lo vede pian piano raggiungere il vertice della malavita statunitense. Ma il suo prestigio e la sua potenza rischiano di scomparire a causa di una terribile guerra tra famiglie scatenata dal suo rifiuto a partecipare ad un affare di narcotraffico. Una battaglia che metterà il Padrino a dura prova e aprirà la questione riguardante la scelta del suo successore. Suspense, azione e colpi di scena non mancano in quest'opera di Mario Puzo in cui onore e tradimento, amore e denaro, violenza e rispetto si intrecciano come le fitte maglie di una ragnatela. Ma il vero punto di forza del libro è il realismo e con cui l'autore descrive il mondo della mafia, con la sua capacità di entrare in ogni settore dell'economia e trarne ingenti profitti, le forti e spesso insospettabili connivenze con i piani alti della politica, delle forze dell'ordine e perfino del potere giudiziario e un'organizzazione interna precisa ed efficiente come un orologio svizzero. Forse Puzo esagera un po’ nel tessere le lodi del protagonista, mettendone in risalto le virtù e facendo passare quasi in secondo piano il fatto che si tratti comunque di un pericoloso e sanguinario boss mafioso. Ciò, se da un lato può infastidire i lettori più sensibili al tema ed essere visto come un limite del romanzo, da un altro punto di vista può intendersi come sintomatico del consenso e del prestigio che troppo spesso la mafia riscuote tra la gente comune, soprattutto tra quella povera e diseredata che si sente abbandonata da uno Stato corrotto e lontano dai problemi reali della popolazione e che trova invece in quest’organizzazione un modo per avere lavoro, giustizia e protezione. Un aspetto che troppo spesso i governi tendono ad ignorare e che invece dovrebbe essere considerato come fondamentale punto di partenza nella lotta alla malavita organizzata.

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Commenti

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Realistica recensione.
Complimenti!
Grazie Gianfranco!
Caro Enrico, ti ho tanato! Hai rivisto il padrino in tv e sei corso ad acquistare il libro....ci ho preso? Scherzi a parte...davvero un'ottima recensione....i miei soliti ed immancabili complimenti. :)
Ahahahahahahahahah :-) grazie Mercella!!! Sai che in realtà il film non l'ho mai guardato? Forse ora che ho letto il libro potrei farlo, dicono sia bello...
Ho letto il Padrino 5 o sei anni fa. Credo di aver letto anche il seguito, dove il protagonista è il fliglio minore di don Vito, nascosto in Sicilia per un po' di tempo e poi fatto tornare, oppure a distanza di tempo faccio confusione e sovrappongo due parti dello stesso romanzo.
Avevo un po' di pregiudizi su Mario Puzo e invece l'ho trovato un grandissimo narratore. Certo, per capire le logiche della criminalità organizzata suggerirei piuttosto Saviano (basterebbe la sua maggore attualità), ma sul piano narrativo Puzo è davvero bravo.
Il rischio di provare simpatia per i personaggi c'è, perchè Puzo raccona la mafia dal di dentro, entrando nei loro pensieri, affetti, famiglie. E la vicinanza genera sempre almeno un po' di comprensione, anche quando si tratta dei peggiori individui. Occorre quindi stare con i piedi ben piantati in terra e ricordarsi che si tratta di fiction e non di analisi sociologica.
Ma Puzo è forte anche nel rappresentare una certa psicologia, un modo di pensare forse tipico della mafia, ma probabilmente è un po' più allargato. La violenza non è tutto, anzi è l'estrema ratio riservata a chi non capisce o non vuol capire i codici di comportamento. Non sorprende che Don Vito sia un grande sostenitore del "dialogo". E' un animale politico che non rinuncia a convincere il suo interlocutore con la forza del ragionamento, discutendo e argomentando, perchè vuole il suo sincero consenso. E se alla fine quello non si convince, gli fa trovare una testa di cavallo nel letto, tanto per chiarire qualche dettaglio che può essergli sfuggito.
È tutto nello stesso romanzo, quando ho parlato della questione della successione alludevo proprio al passaggio di testimone con il figlio. Ovviamente si tratta solo di finction, l'analisi sociologica è un'altra cosa e la lasciamo a gente del calibro di Saviano, ma anche con la narrativa di "fantasia" si possono trasmettere alcuni concetti e Puzo è abbastanza bravo sia a narrare le avventurose vicissitudini dei protagonisti sia nel comunicare i meccanismi, la mentalità e i motivi del consenso di questa sorta di "Stato nello Stato" che è la mafia.
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