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La simmetria dei desideri
La simmetria dei desideri, i desideri di quattro ragazzi che durante i mondiali di calcio del 98, decidono di scriverli su dei bigliettini, custodirli per poi rileggerli al successivo mondiale, ovvero quattro anni dopo. Per loro era un rituale trovarsi per vedere le partite di calcio dei mondiali. Un rituale che ha inizio più o meno dall’86, da quando avevano iniziato a frequentarsi al liceo, “ fortuna che ci sono i mondiali, …così il tempo non diventa un blocco unico, e ogni quattro anni ci si può fermare a vedere cos’è cambiato.”
Alle porte di loro trent’anni decidono quindi, di scrivere i loro desideri, di avere una sorta di obiettivo da perseguire. Solo uno bigliettino a testa verrà letto la sera stessa, gli altri verranno custoditi fino all’arrivo del 2002.
La storia è narrata da uno dei quattro protagonisti, Yuval, egli racconta della loro amicizia spaziando dagli anni del liceo fino all’arrivo dei mondiali del 2002. Quattro personalità completamente diverse, complici di un’amicizia che ha una forte alchimia, che resiste negli anni grazie al magico equilibrio creatosi anche attraverso le grandi diversità caratteriali. Il silenzioso e spettatore Yuval, il trascinatore e brillante Churchill, il creativo Ofir, e l’ottimista Amichai, quattro giovani uomini che non si perdono dietro “inutili” chiacchiere, ma che vivono la loro amicizia nei fatti.
A volte si è così si impegnati a realizzare i propri obiettivi che non ci si rende conto che nel frattempo sono diventati irrilevanti, che in qualche modo le priorità sono cambiate, perché bisogna sempre essere in grado di allinearsi con i fattori accidentali della vita. In questa frase si racchiude un aspetto dell’essenza del libro, soprattutto per Yuval che parlando di se in prima persona, ci racconta di questi desideri che faticano a realizzarsi, di come il tempo passa e lo scopo appare lontano, distante, irrealizzabile…..a meno che non ci si renda conto che il cambiamento dei fattori accidentali della vita, possa essere in realtà la chiave per poter realizzare altri desideri e per trovare l’ambita“simmetria”.
Accade spesso, e mi è piaciuto molto, che un capitolo inizi attraverso al descrizione di una fotografia, la fotografia come mezzo per imprigionare ricordi, momenti, e a distanza di tempo in grado di farli riaffiorare, riportando a galla sentimenti ed emozioni. La scrittura di Eshkol Nevo è ironica e malinconica allo stesso tempo, una combinazione che cattura l’attenzione dall'inizio alla fine.
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