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Il ballo.
«Vorrei morire; Dio fa' che io muoia... Dio mio, Madonnina, perché mi ha fatta nascere tra loro? Puniteli, vi prego... Puniteli una volta e poi muoio in pace...»
Nonostante la brevità, anche questa volta Iréne, riesce a farci capire quanto soffre chi non viene amato, la sofferenza acuta, profonda, agghiacciante di chi viene rifiutato dalla propria madre, che pensa solo al bene di sé stessa, ad eccellere e spiccare all'interno della società che la circonda, senza curarsi delle persone che le stanno accanto: figlia e marito.
"Nessuno le voleva bene, non una sola anima al mondo... Ma non si rendevano conto, ciechi, idioti, che lei era mille volte più intelligente, più splendida, più profonda di tutte queste persone che osavano crescerla, educarla, istruirla... Dei volgari parvenu, ignoranti... Ah! Come aveva riso di loro tutta la sera, senza che se ne accorgessero, ovviamente... Poteva piangere o ridere sotto i loro occhi, non si sarebbero degnati di vedere niente... Una figlia di quattordici anni, una ragazzina, qualcosa di spregevole e basso come un cane... Con quale diritto la mandavano a dormire, la punivano, la insultavano? "Ah! Vorrei che morissero".
Antoinette, la figlia non amata, questa volta assaporerà dolcemente e crudelmente la sua vendetta nei confronti della madre, per tutta la sua adolescenza è stata messa nell'ombra ed in occasione del grande evento, "il ballo", si prenderà la sua rivincita, e, vedrà per la prima volta la madre sconfitta, debole e umiliata, come lo è stata lei per tanti anni.
"Era l'attimo, l'istante impercettibile in cui si incrociavano "sul cammino della vita": una stava per spiccare il volo, l'altra per sprofondare nell'ombra. Ma non lo sapevano. Eppure Antoinette ripeté piano: «Povera mamma...»"
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