Dettagli Recensione
The Second Door
Zafòn in un’intervista ha definito la tetralogia del Cimitero Dei Libri Dimenticati una sorta di labirinto di 4 storie, storie che si concatenano tra loro creando nel lettore un esperienza emotiva particolare. Definisce ogni libro come una porta di ingresso differente alla stessa stanza.
Che dire, non posso che ammirare la coerenza di quello che ho letto con le parole dello scrittore. Non vi aspettate che le storie siano palesemente collegate fra loro, l’idea di Zafòn era infatti quella di rendere possibile la lettura di ciascun libro indipendentemente dagli altri. Avendo però letto anche gli altri si ha un esperienza diversa. La sua seconda storia viene collegata alla prima soprattutto attraverso alcuni personaggi, che fanno da punto di collegamento, personaggi che abbiamo conosciuto bene o solo sentito nominare nel primo racconto, che fanno la loro apparizione più o meno approfondita ne “Il gioco dell’angelo”. Il protagonista della storia è Davìd Martìn, ragazzo dall’infanzia e adolescenza difficile che sogna di diventare uno scrittore. Questa opportunità gli viene offerta da un editore misterioso, tale Andreas Corelli, la cui casa editrice sembra non esistere. Lo stesso editore è circondato da un aria di mistero e minaccia, nascosta dai suoi apparenti modi cordiali. Affiderà a Martìn il compito di scrivere un opera mastodontica, la cui stesura porterà la vita dello scrittore alla deriva.
Anche in questo romanzo, Zafòn ci presenta un mistero di “background”, come quello che avvolgeva Juliàn Carax ne “L’ombra del vento” (seppur con minore spessore rispetto a quest'ultimo), il cui protagonista è Diego Marlasca, precedente inquilino della casa di Martìn, che sembra aver avuto, anni addietro, la stessa offerta dallo stesso misterioso editore, Corelli.
La scrittura di Zafòn è come sempre coinvolgente ed emotiva, con un ottima caratterizzazione dei personaggi, che ci lasciano sempre qualcosa di sé stessi, e che restano più impressi nella memoria, anche se secondari, rispetto a molti protagonisti delle opere di altri autori.
Credo che Zafòn sia riuscito nell’intento di creare una “sua” Barcellona, con le sue storie da raccontare, tutte legate tra loro, nelle quali si respira la stessa aria. Ne “Il gioco dell’angelo” lo scrittore spagnolo dà più spazio al soprannaturale, impersonato soprattutto nella persona di Andrèas Corelli, ed è forse questo il punto che mi ha lasciato qualche perplessità, perchè in certi punti mi sembra si usi il soprannaturale per permettere qualche “forzatura” di troppo nello svolgimento della storia. D’altronde mi è sembrato che nel primo romanzo della tetralogia, si giocasse sì con il soprannaturale, ma smentendolo mano a mano che i fatti venivano a galla. In questo libro invece il soprannaturale non viene smentito ma preso come parte della storia da raccontare, quindi se devo trovare un unico punto di incoerenza di questa opera con la precedente, direi che è questo. Ciò non toglie che la storia sia avvincente e ben raccontata, davvero un bellissimo seguito che non delude assolutamente, ma probabilmente non raggiunge i livelli del suo predecessore.
Per chi decidesse di leggerlo, voglio dare un consiglio che sembra scontato, ma che è meglio dare. Nonostante l'opera sia apprezzabile anche da sola e non è necessario leggere il predecessore per capirne la storia, leggete prima "L'Ombra del vento". E' vero quel che dice Zafòn, avrete un esperienza emotiva diversa e apprezzerete di più "Il gioco dell'angelo".
"Sa qual è il bello dei cuori infranti? [...] Che possono rompersi davvero soltanto una volta. Il resto sono graffi."
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