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Vita familiare con suocera
Il romanzo è molto appassionante. Il protagonista Evan, è un ragazzo dal carattere debole ma di bell'aspetto che fa colpo sulle donne ma a cui manca quel briciolo non tanto di talento quanto di ambizione, di tenacia e di fiducia in se stesso per fare una vita decente dal punto di vista professionale ma non solo. Evan ha, giovanissimo, una storia con una ragazza, Mary, da cui ha una figlia. Il matrimonio naufraga per la noia della vita di tutti i giorni. A distanza di tempo, proprio nel momento peggiore, cioè quando Evan sembra deciso a frequentare il college e a non accontentarsi, spunta Rachel con tanto di madre e di fratello.
La madre che imperversa nei libri di Yates è sempre la solita, molto simile a un'altra rompiscatole di pari calibro che è la madre di J.K. Toole o meglio la madre del protagonista della banda di idioti.
Dopo l'avventata decisione di andare a convivere con un tale esemplare, il matrimonio della giovane coppia passerà dei brutti momenti, come prevedibile.
Alla fine è come se Yates sdoppiasse se stesso in più personaggi: Evan, il fratello di Rachel e forse Rachel stessa. Tutti i personaggi hanno grosse difficoltà a interagire con gli altri, a mantenere la distanza di sicurezza a farsi amare per quello che sono e non per come appaiono. Tutti hanno quel senso di insicurezza e di inadeguatezza (ma come sono gli altri padri?, si chiede Evan tra sè parlando con la figlia).
Tutti sembrano dei perdenti, gente a cui manca un ingrediente importante anche se non sono proprio male (ironici, originali, belli).
Così ci appare anche il padre di Evan, uomo bellissimo, ma debole nonostante abbia fatto parte dell'esercito. Anche il far parte dell'esercito, in un infimo ruolo, fa parte del mascherare questa intrinseca debolezza. Anche la figura materna è riproposta in due personaggi, la madre di Gloria e la madre di Evan in due diversi stadi di alcolismo. La madre di Rachel ancora allo stadio logorroico invadente, la madre di Evan in stato catatonico.
Se dovessi trovare un neo al romanzo che mi è piaciuto moltissimo, per il modo brusco, burbero, ironico in cui è scritto, direi che è la conclusione. Yates scrittore sembra aver gettato le armi, come i suoi personaggi, e non riesce a immaginare per loro una via di scampo. Sembra che lasci il libro a metà, abbandona le armi con la famosa frase che non vi anticipo che suona a mo' di resa.
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