Dettagli Recensione
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Favola nera
La visione cupa e pessimistica dell'autrice riguardo alla vita e al mondo permea ogni pagina, ogni frase, ogni singola parola di questa favola nera in cui a farla da padroni sono l'odio, la violenza e ogni sorta di bassezza morale. Agota Kristof scandaglia le zone più nere e limacciose della natura umana, servendosi di sagaci figure simboliche, di palesi riferimenti storico-politici e di una prosa scarna, ombrosa, fatta di frasi brevi, secche, lapidarie, senza preziosismi e raffinatezze. Uno stile perfetto per trasmettere al meglio i contenuti dell’opera. I gemelli Lucas e Claus sono ancora bambini quando il loro paese è coinvolto in una guerra sanguinosa e affamatrice e la madre, per farli sfuggire a morte certa, li affida alle cure per niente amorevoli della nonna. Legati tra loro in maniera viscerale e dotati di un'intelligenza fuori dal comune, i due protagonisti si ritrovano già in tenera età a condurre un'esistenza fatta di fatica, freddo, fame, insulti e percosse che forgerà i loro caratteri fino a renderli impermeabili alla paura e al dolore ma anche ai buoni sentimenti, facendoli diventare cinici e spietati come il mondo con cui hanno a che fare. Insieme sapranno affrontare e superare ogni difficoltà, arriveranno perfino ad autoinfliggersi pesanti esercizi per imparare a sopportare meglio i mali fisici e mentali, finché si troveranno di fronte alla prova per loro più dura: la separazione. Claus abbandona un paese uscito finalmente dalla guerra ma soggiogato da una pesante dittatura imposta dall'occupazione straniera, lasciandoci a seguire la vita del solo Lucas, dall'adolescenza all'età adulta, in un crescendo di solitudine e depressione in cui aleggia costante e ineluttabile il vuoto lasciato dalla partenza del gemello. Ma ad un certo punto, come un improvviso uragano che travolge ogni cosa, ecco che entra in gioco l'elemento fondamentale della storia, la menzogna, rimettendo in discussione quanto letto fin qui e prospettando un torbido prosieguo. Questo sorta di incubo claustrofobico è un duro e spietato processo ai mali dell'umanità: avidità, prepotenza, arroganza, odio, violenza, invidia, indifferenza sono caratteri imprescindibili dell'uomo e fattori scatenanti di calamità deleterie come le guerre, portatrici di sangue e fame, e i totalitarismi, oppressivi e soffocanti. La condanna è totale e si estende a tutti gli uomini, ad ogni nazione, ad ogni ideologia e a qualsiasi epoca storica. Niente, neanche la speranza sembra salvarsi dalla penna inquisitrice dell'autrice: “…Gli dico che se è morto, beato lui, e che vorrei essere al suo posto. Gli dico che gli è toccata la parte migliore e che sono io a dover reggere il fardello più pesante. Gli dico che la vita è di un’inutilità totale, è nonsenso, aberrazione, sofferenza infinita, invenzione di un Non-Dio di una malvagità che supera l’immaginazione.”
Indicazioni utili
Commenti
7 risultati - visualizzati 1 - 7 |
Ordina
|
Mariangela
@Mariangela: ti ringrazio e mi fa piacere sapere che, avendolo letto, condivida la mia opinione...
7 risultati - visualizzati 1 - 7 |
è un romanzo che prima o poi leggerò....