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Cent'anni di solitudine
 
Cent'anni di solitudine 2014-03-14 07:18:28 Mariiik
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
Mariiik Opinione inserita da Mariiik    14 Marzo, 2014
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Pesante e leggero

Mi sento importante ed allo stesso tempo insignificante ad aggiungere la mia opinione alle trentuno precedenti. Indubbiamente questo romanzo ha fatto scalpore, ha colpito menti e cuori in bene ed in male.
Ho impiegato un tempo lunghissimo per terminarlo perché la moltitudine di avvenimenti anziché invogliare alla lunga disturba quasi. Si sa, il troppo stroppia.
Brevemente, questa è la storia di una famiglia composta da personaggi particolari, ognuno con caratteristiche differenti ma sempre uguali, cicliche che si ripresentano nel tempo. La stirpe parte con Josè Arcadio Buendia e sua moglie Ursula che, alla ricerca di un luogo nuovo dove stabilirsi, fondano Macondo. Avranno figli, i quali avranno altri figli sempre sotto l'occhio vigile di Ursula che ricorda che le fornicazioni fra parenti portano irrimediabilmente alla nascita di bambini con la coda da maiale. Fra guerre, zingari che portano oggetti interessanti e sconosciuti, un paese che cerca di vivere nella tranquillità fuori dal mondo, amori poco ortodossi, pesciolini d'oro e le scritture indecifrabili di Melquiades, zingaro molto vicino alla famiglia, si dipana tutta la storia.
Solo ora mi accorgo che se dovessi descrivere ogni singolo avvenimento forse ci riuscirei e questo è sicuramente merito della penna e dell'arguzia dell'autore.
E' stato un libro pesante (come possono esserlo cent'anni) ma al contempo leggero nella sua drammaticità e particolarità. Il personaggio che mi ha ispirato più empatia è stata certamente Ursula: una donna che con l'età sembra trovare più energia di quanto ne avesse all'inizio. La vediamo crescere e diventare vecchia ma sempre nello stesso modo, con le convinzioni che ha sempre avuto, con un'arguzia stupefacente e, soprattutto, con una solitudine che non è pari a nessuno degli altri personaggi. Perché di questo si parla: i Buendia sono destinati alla solitudine dall'inizio alla fine e nel libro la avverti sempre.
Se fino alle trecento pagine ho arrancato, le ultime quaranta, in cui il cerchio si chiude, mi sono piaciute davvero molto.
Mi ha insegnato una cosa questo libro e forse per questo diventerà caro anche a me, sebbene tutte le emozioni contrastanti che mi abbia provocato: mentre leggevo continuavo a giudicare questo o quel personaggio, non vedendoli come persone ma come mero inchiostro scritto. Sono i personaggi più simili alla realtà che io abbia mai incontrato nella lettura sebbene siano così stravaganti.
Penso di aver detto tutto. E' pesante perché non si può non riconoscerlo, ma è doveroso leggerlo perché credo che abbia le potenzialità per lasciare dentro di ognuno un piccolo segreto.

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Condivido. Marquez non è nelle mie corde, ma non si può negare che sappia scrivere.
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