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Una visione originale della fede
“Essere naufrago significa essere un punto perennemente al centro di un cerchio. Anche quando sembra che intorno a te le cose mutino – il mare che passa dalla quiete alla furia, il cielo che da azzurro diventa bianco e poi nero – la geometria rimane sempre la stessa. Il tuo sguardo è il raggio di un’immensa circonferenza. Sei stretto nel mezzo di un estenuante balletto di cerchi. Tu sei il fulcro di un cerchio, e sopra il tuo capo piroettano altri due cerchi. Il sole è spossante come una folla, come una moltitudine rumorosa e invadente che ti costringe a tapparti le orecchie, facendoti venire la voglia di nasconderti. La luna ti distrugge rammentandoti silenziosa la tua solitudine, che provi a scacciare spalancando gli occhi. Quando alzi lo sguardo, a volte ti chiedi se al centro di una tempesta solare, se nel bel mezzo del Mare della Tranquillità, non ci sia un altro come te, prigioniero della geometria, che volgendo gli occhi al cielo lotta contro la paura, la rabbia, la follia, la disperazione, l’apatia”.
Ecco il riassunto del tenace perdurare della speranza, anche quando una speranza non esiste più, persa com’è in fondo al baratro più profondo.
Piscine Molitor Patel, segnato fin dalla nascita dal fantasma dell’elemento Acqua, a partire dal suo stesso nome, è un ragazzo indiano sveglio e brillante che, dalle caldissime strade polverose dell’India, si ritrova naufrago nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico, unico sopravvissuto di un tragico incidente in mare.
Immaginate di intraprendere un viaggio verso una nuova vita, pieni di entusiasmo e di voglia di riscattarsi, ma che strada facendo perdiate tutte le cose più care: quale sarebbe la reazione naturale? Lo sconforto probabilmente, la rabbia, l’angoscia.
Ma l’istinto di sopravvivenza è più forte della disperazione?
Evidentemente per Piscine, detto semplicemente Pi, è così: il suo incubo, lungo duecentoventisette giorni, inizia con una tempesta carica di sventure, che lo strappa dalla delicatezza e dalla sicurezza della sua adolescenza, per tirargli dritto in faccia il pugno amaro della tragedia. E si prende pure beffe di questo: gli lascia solo una scialuppa e la compagnia, parecchio ingombrante, di Richard Parker, che non è suo fratello, né il suo miglior amico, né il comandante della nave, ma una tigre adulta del Bengala. Ora, figuratevi la scena: un ragazzo giovanissimo, disperso in un oceano che tanto pacifico non si rivelerà, su una bagnarola di legno, con una tigre affamata…quanto sarebbero alte le probabilità di sopravvivenza? A pensarci razionalmente, meno di zero.
Nonostante questo, il fulcro della storia di Pi è che essa non può essere giudicata con la ragione, ma col cuore e con la consapevolezza che per lui tutto si riduce ad una questione di fede: non importa se in Dio, in Allah o in Vishnu, è fede nella bellezza e nel miracolo della vita che sconfigge la morte.
E così, con uno stile di scrittura delizioso, molto poetico ed evocativo, l’autore ci trascina nelle vicende delle lotte di Pi: lotta per procurarsi cibo e acqua, lotta per tenere la mente lucida, lotta per non soccombere nella disperazione. Ma la più bella e toccante è forse quella che vede la costruzione del rapporto tra Pi e Richard Parker.
Nel libro il protagonista dice che “il naufrago è vittima di contrasti estenuanti e crudeli” ed è proprio questa frase che racchiude tutto il senso della bizzarra amicizia tra uomo e tigre: quella che poteva inizialmente rivelarsi una condanna a morte, si traduce in un’ancora di salvezza. Ma nonostante l’eccezionalità della situazione, l’autore resta con i piedi per terra, e se pure ci porta in mezzo a pesci volanti, placide balene, squali minacciosi e isole inquietanti, sa che la tigre non ringrazierà mai l’uomo con un ultimo gratificante sguardo d’addio.
E’ la storia della fede contro la natura selvaggia, della speranza contro lo schiacciante peso dell’arrendevolezza, della tenacia della vita contro l’amara dolcezza della morte.
Da leggere se si ha voglia di un po’ di poesia.
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Questo libro mi è piaciuto moltissimo e mi ha confermato perchè è così necessario leggere....