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Fuori dal mondo
Un lungo, intenso soliloquio, con parole pronunciate quasi sottovoce, in una notte davanti al fuoco del caminetto. Parole chiare, precise, cristalline, che vanno dritte al bersaglio, che traggono potenza ed energia dalla lunga attesa, che si sono incise nella mente e nel cuore di chi le pronuncia da oltre quarant’anni. Quarantun anni e quarantatre giorni, per la precisione.
Un interlocutore che ha trascorso una vita ai Tropici e si chiama Konrad (del resto, l’unico suo contributo alla conversazione è una suggestiva descrizione del mal d’Oriente, descrizione che sembra tratta dal grande romanziere polacco). E anche il nostro Konrad ha ascendenze polacche ed è perfino lontano parente di Chopin. La musica, la sensibilità, la “diversità”, la fedeltà ai principi o alle proprie passioni, il senso profondo dell’amicizia, l’odio, il tradimento, i diversi tipi di fuga, di silenzio e di allontanamento dal mondo, che poi sono un modo diverso per celebrare la passione che ha dato il senso alla nostra vita.
Sono questi gli ingredienti principali di un romanzo tutto al maschile, un duello preparato meticolosamente, una caccia interrotta quarantun anni prima che riprende sotto altre forme, con lo stesso gusto per i preparativi, lo stesso piacere sensuale nel dirigere l’arma verso la vittima, arricchito e potenziato dalle riflessioni amare di una vita. Due sole figure femminili di rilievo. Una è poco di più di un fantasma, totalmente funzionale alla storia e alla vivisezione dell’anima dei due protagonisti. La seconda sembra una figura allo stesso tempo concreta e magica, fragile e dotata di poteri paranormali: appare e scompare, e segretamente sorveglia, dall’alto dei suoi novantun anni, che i due ragazzi quasi ottuagenari non si strapazzino troppo. Perché ci vuole sempre, nella vita, una presenza saggia che controlli le nostre passioni e ci chieda se ne vale davvero la pena, che ci ricordi che quando il fuoco smetterà di ardere ci troveremo infreddoliti e a disagio, con tutte le medesime domande di senso di prima.
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Commenti
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Per quanto riguarda il romanzo al maschile: mi riferivo al fatto che la storia è incentrata sull'amicizia di due uomini e su una serie di emozioni e passioni che la attraversano, mentre i personaggi femminili sono puro sfondo oppure del tutto funzionali alla storia. E' un po' l'opposto del romanzo che avevo letto subito prima di questo: La pioggia prima che cada, di Jonathan Coe, dove è esattamente l'opposto: storie di donne con uomini come pure comparse. Non direi che Le Braci è lontano dal modo di sentire femminile: certamente parla anche di accademia militare, di caccia, ma il nocciolo sono le passioni umane. E' un libro molto introspettivo, affascinante, serve sensibilità per apprezzarlo, dunque come sempre le donne sono avvantaggiate...
Grazie, PIa.
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Io ho molto apprezzato La donna giusta di Marai...e più avanti sicuramente leggerò anche questo. Una domanda che mi è sorta leggendo la tua esauriente recensione...scrivi che è molto scritto al maschile...forse ti pare lontano in qualche modo dal sentire femminile?
Grazie, Pia.