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Struggente storia d’amore fraterno
Quello che lega Abdullah e la piccola Pari è qualcosa che va molto al di là del normale rapporto tra fratello e sorella, è una sorta di simbiosi, un legame viscerale che li rende inseparabili, un amore smisurato che ne fa una sola carne e una sola anima. Ma un giorno la vita, quasi fosse uno dei crudeli “div” protagonisti della favole che il padre racconta loro, li separa tranciando senza pietà quel filo che li teneva uniti così strettamente. Il dolore per questa scissione è immenso, di quelli che intaccano la vita per sempre lasciando un senso perenne di assenza, di mancanza di qualcosa o di qualcuno che neanche lo scorrere del tempo e l’affievolirsi dei ricordi può riuscire a smorzare. Il senso di vuoto e di solitudine è perenne, incolmabile e a volte basta sussurrare un nome, far riaffiorare un ricordo, anche soltanto percepire una sensazione per restare senza fiato nella speranzosa attesa che un’eco, prima o poi, risponda. Una struggente storia d’amore fraterno che in più di mezzo secolo tocca tre generazioni e altrettanti continenti. Si parte da metà novecento a Shadbagh, misero villaggio afgano, per finire nella bella Avignone dei giorni nostri passando per Parigi, San Francisco, la piccola Tinos e l’immancabile Kabul. Dieci capitoli in cui alla storia dei due protagonisti principali si accavallano le vicende di altri personaggi, più o meno legate da uno stesso filo conduttore ma comunque tutte incentrate sugli stessi argomenti: il richiamo delle proprie radici, la forza dei legami famigliari, la disponibilità al sacrificio per il bene altrui e il peso che le nostre scelte e le nostre azioni possono avere sulla vita degli altri. Conosciamo così il rapporto di amore e odio tra Parwana e sua sorella Masuma, il triangolo platonico tra i coniugi Wahdati e l’autista-cuoco Nabi, il generoso e coraggioso altruismo di Amra e Markos, l’ipocrita solidarietà di Idris e Timur, l’impotente delusione di Adel davanti alla sconcertante scoperta della vera identità del padre, il tutto condito dalla straordinaria capacità di Hosseini di raccontare i sentimenti umani con delicatezza e sensibilità e dallo stile poetico e delicato della sua prosa. Sullo sfondo il fascino e la magia di una cultura e di una terra tanto belli quanto bistrattati dall’orrore di guerre decennali, dal fanatismo degli estremismi ideologici e dallo squallore di avidi interessi economici, mali che si protraggono da troppo tempo e che finiscono per gravare sempre sui deboli, sui poveri, sui diseredati: “…Papà era diverso. C’era durezza in lui. I suoi occhi si aprivano sul medesimo mondo della mamma, ma vedevano solo indifferenza. Fatica infinita. Il suo mondo era spietato. Il bene non era gratuito. Neppure l’amore. Dovevi pagare per ogni cosa e, se eri povero, la tua moneta era la sofferenza…”.
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