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La statua di sale
 
La statua di sale 2014-02-15 04:56:26 Bruno Elpis
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Contenuto 
 
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    15 Febbraio, 2014
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CAMBIARE PER NON CAMBIARE MAI

L’opera-scandalo di Gore Vidal venne pubblicata il 10 gennaio 1948 e creò un terremoto nella cultura e nell’opinione pubblica in quanto mise ‘nero su bianco’ una vicenda omoerotica che ha per protagonisti due ragazzi ‘più che normali’, belli e atletici, Jim Willard e Bob Ford: “Erano sempre stati insieme nella squadra di baseball e insieme avevano giocato a tennis, anche se, con disperazione di Bob, vinceva sempre Jim.”
In particolare Jim è di buona famiglia (il padre “era opinione della famiglia che non avrebbe avuto alcun problema a essere eletto governatore”) ed è tanto sportivo (“il più bello della scuola… non capiva perché non ti dessi da fare di più… pensava che tu avessi paura delle ragazze”) quanto timido e introverso.
Anche Bob è di bell’aspetto e, agguantato il diploma, vuole imbarcarsi e abbandonare il paese natale della Virginia (“Tutto quello che voglio è viaggiare e fare baldoria”).
I due amici, prima della partenza di Bob, passano insieme l’ultimo fine settimana nella capanna (“La capanna era stata la casa di uno schiavo liberato, morto poco tempo prima”) in riva al fiume (“Nel caminetto di pietra c’era della cenere spenta da poco tempo: oltre agli amanti, là si fermavano anche vagabondi”) e lì – complici l’esuberanza fisica e la suggestione del luogo - consumano una notte d’amore tanto giovanile quanto proibito.
La notte d’amore è destinata a rimanere un momento magico per Jim che, un anno dopo, decide parimenti d’imbarcarsi. Lontano da casa, il ragazzo segue un percorso che lo porta da Seattle all’Alaska, poi a Beverly Hills, a New Orleans, nello Yucatan e infine ad arruolarsi. Lo ritroviamo a New York (“Atmosfera di giubilo. Da fine guerra”), reduce da una malattia (l’artrite reumatoide) che gli ha causato il congedo. Lì ricontatta le persone che sono state importanti nel suo vagabondare e le incontra nuovamente: l’attore Ronald Show, lo scrittore Paul Sullivan, l’affascinante Maria Verlaine e… Bob (“Ma almeno la guerra era finalmente terminata e la marina mercantile non avrebbe potuto trattenerlo ancora a lungo”), l’amico che è rimasto saldamente annidato nel suo cuore (“E’ il mio segreto”).

Il percorso di Jim è una traversata nella dolorosa scoperta della propria natura, difficile da accettare (“Eppure si rese conto che sarebbe stato difficile vivere in un mondo di uomini e donne senza partecipare al loro duetto antico e necessario”), oltre che nel mondo omosessuale dell’America puritana. Nonostante le relazioni instaurate con l’attore e con lo scrittore, Jim si sente solo (“Mi limito ad andare nei bar, mi piacciono gli sconosciuti, credo”. “Sembra un po’ solitario”. “Non lo è sempre?”) ed è disposto a tutto pur di rintracciare l’antico amore, al quale è stato sempre intimamente fedele nel suo sogno: per verificare se il suo sentimento radicato è corrisposto…

Al di là dei risvolti socio-culturali di questo romanzo – che contiene spunti delle ancor oggi attuali lotte contro l’omofobia (“La vita sarebbe stata senz’altro migliore in un mondo dove il sesso venisse considerato come qualcosa di naturale e non spaventoso…”) e tracce di ribellione all’omologazione (“E tu, quando ti sposi? Ancora quella domanda”) – il tema interessante e cruciale che esso pone è quello dell’antinomia tra cambiamento (“Quando si è sfiorata la morte, si cambia. Quando si è fatto il soldato, si cambia. Quando si invecchia, si cambia”), perché “il cambiamento è nella natura delle cose”, e l’opposta incapacità/impossibilità di cambiare (“Una volta di più fu sulla riva di un fiume, finalmente conscio che lo scopo dei fiumi è di sfociare nel mare. Niente cambia. Eppure nulla di ciò che è, potrà mai essere ciò che è stato”). Una contraddizione strutturale ben rappresentata nel dramma della biblica Sara: “Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale” (Genesi 19, 26).

Ho chiuso le ultime pagine del libro afflitto dalle domande che agitano l’uomo dai tempi delle antiche filosofie che contrappongono l’essere al divenire: “Ma ora è giusto tornare? Tu riesci a tornare e a vivere nella stessa casa, con la stessa gente, un giorno dopo l’altro? E’ possibile?”
Inutile dire che non ho trovato risposta alcuna…

Bruno Elpis

P.S. Sull'eredità di Gore Vidal (il suo patrimonio ammonta a 37 milioni di dollari, oltre ai diritti sulle opere) è in corso una battaglia legale: lo scrittore ha infatti beffato gli eredi, che hanno impugnato il testamento, in quanto Vidal ha devoluto l'asse ereditario all'università di Harvard. Ma questa è un'altra storia e formerà oggetto di un altro articolo...

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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
"Improvvisamente l'estate scorsa" di Tennessee Williams, del quale Gore Vidal scrisse la sceneggiatura cinematografica.
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Commenti

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Bellissime domande...importanti domande sul cambiamento, sul ritornare anche se cambiati...Io penso che oggi non siamo quelli di ieri...segnati dall'esperienza...
Poi a seconda della sensibilità...della fermezza di carattere e in particolare dal temperamento...ognuno avrà le proprie di risposte...in qualche modo tutte valide perchè uniche.
Ciao "riflessivo Bruno"-
Pia
Ricordo di aver letto anni fa uno scritto di Gore Vidal sui neri americani. Rimasi colpita per il lucido resoconto dei fatti. Uno scrittore sempre attento e impegnato nel sociale. Questo testo di cui ci parli mi sembra estremamente interessante. Non sapevo che avesse curato lui la sceneggiatura di Improvvisamente l'estate scorsa. Anche quello un film che mi colpì molto per il tratto leggero ma incisivo con cui trattò il tema dell'omosessualità, a quell'epoca ancora scabroso!
In risposta ad un precedente commento
JUNE
15 Febbraio, 2014
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