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Cent'anni di solitudine
 
Cent'anni di solitudine 2014-02-13 15:17:06 Elisabetta.N
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
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Contenuto 
 
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Piacevolezza 
 
3.0
Elisabetta.N Opinione inserita da Elisabetta.N    13 Febbraio, 2014
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La solitudine

Josè Arcadio Buendia e Ursula Iguaràn hanno avuto 3 figli: Josè Arcadio Buendia, Aureliano Buendia e Amaranta Buendia.
Josè Arcadio Buendia ha avuto un figlio con Pilar Ternera (una donna dai facili costumi, tanto per usare un eufemismo) di nome (Josè) Arcadio Buendia in quanto adottato dalla famiglia per evitare lo scandalo.
In seguitò Josè Arcadio Buendia (figlio), dopo essere fuggito con gli zingari e aver sparso figli un po’ in tutto il mondo, ritorna e sposa Rebecca Buendia, lontana parente “adottata” anch’essa dalla famiglia Buendia.
Aureliano Buendia prima fa un figlio con Pilar Ternera (come il fratello) dandogli il nome di Aureliano Josè Buendia, poi sposa Remedios Moscate che però muore giovane.

… questa è la genealogia della famiglia Buendia solamente nei primi capitoli di “Cent’anni di solitudine”, mi si perdonerà quindi la confusione che tutti questi nomi similari mi hanno causato.

Se inoltre aggiungiamo il fatto che questi personaggi sembrano eterni (solo per fare un esempio, Pilar Ternera conserva bellezza tale da tentare anche dopo anni e anni) e che vivono per periodi lunghissimi, in uno stesso momento si possono trovare, anche se con età differenti, più Aureliano e più Arcadio.
Eh sì, la confusione è tanta, ma la magia che si crea intorno al villaggio di Macondo è qualcosa di così surreale e mistico che non può lasciare indifferente.
A Macondo i morti non sono mai realmente morti. Ad esempio, Melquiades, il capo degli zingari, è una figura sempre presente, in una forma o in un'altra, compagna dal primo all’ultimo Buendia.

La famiglia che si delinea dalle parole di Marquez è molto particolare. I caratteri e le particolarità si ripetono in ogni generazione tanto che non solo i figli assomigliano ai padri, ma anche i nipoti assomigliano ai nonni o a altri parenti, generando un filo conduttore invisibile che crea inevitabilmente una certa confusione…

Una famiglia denotata da un unico sentimento che li accomuna tutti: la solitudine.
Una solitudine intesa sia come completa assenza di contatti con altre persone, ma anche come quel senso di malinconia che ti assale nonostante la compagnia e i divertimenti.

Una famiglia molto sfortunata e triste. La felicità li tocca solo per un attimo e, così come è arrivata, se ne va.
Una storia familiare che dura un secolo, cent’anni, cent’anni di solitudine.

Un libro sicuramente da leggere almeno una volta nella vita.

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Commenti

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Sono un po' stupito dai voti relativamente bassi dati: "Cent'anni di solitudine" è uno dei capolavori della letteratura mondiale. Quando lo lessi (lasciamo stare quanti anni fa!) ne rimasi entusiasta. Anche se debbo dire che oggi, con la vita frenetica che ci è imposta e con la testa troppo spesso altrove, farei quasi sicuramente più fatica a terminarlo, perché, indubbiamente, è un bel... mattoncino. Ma la storia, tra le vicende fin troppo reali, tipiche dei popoli sudamericani, e quelle decisamente fantasiose inventate da Marquez, il libro ha un fascino superlativo.
In risposta ad un precedente commento
Elisabetta.N
13 Febbraio, 2014
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Non sono riuscita ad entrare in sintonia con lo stile di Marquez e la confusione ampiamente citata mi ha costretto ad andare a rivedere chi fosse chi e questo, a mio avviso, appesantisce molto la lettura.
Inoltre, come anche tu hai sottolineato, è un bel mattoncino e non riuscendo a leggere molti capitoli tutti insieme, quando riprendevo in mano il libro non sempre mi tornava subito in mente il punto o il Buondia "in carica".
Sicuramente è un classico da leggere, non lo metto in dubbio, ma confrontando con lo stile dell'Allende di cui proprio in questo momento sto leggendo "L'isola sotto il mare" trovo molto più scorrevole quest'ultima..
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