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Neve
 
Neve 2014-02-05 09:38:16 crema_di_crema_alla_edgar
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Stile 
 
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Contenuto 
 
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Piacevolezza 
 
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Opinione inserita da crema_di_crema_alla_edgar    05 Febbraio, 2014

Let it swan, let it swan, let it swan

A difesa di Fermine va detto che una nevicata di puntini del genere non si vedeva dal lontano ’73. Provate voi a scrivere un libro in mezzo a una tormenta del genere, provateci, provate ad articolare un periodo di senso compiuto se ne siete capaci, cari i miei sapientoni. Punti che fioccano regolari ed instancabili, silenziosi, mentre il vento spazza via le virgole ed i margini diventano sempre più grossi, bianchi ed invadenti. E’ una brutta situazione. Sei solo. Non puoi fare altro che tenere duro. Arrancare. Spingere le parole. Una ad una. Così. Come sto facendo io adesso. Per farvi capire. Il mazzo che si è fatto quest’uomo. Per mettere assieme la bellezza. Di trenta pagine. O quelle che sono. Armatevi dunque di santa pazienza. E fatevene una ragione. Perchè il libro è tutto così. Tutto così. Tutto. Così.

Detto ciò, siamo sulle Alpi Giapponesi.

Tra un punto e l’altro si riesce subito ad assaporare una magica aura di poesia mista a delicatezza dell’animo nonché senso dell’onore ed insegnamento profondo. Un po’ la stessa sensazione che si avverte quando si guarda Mai Dire Banzai, per intenderci.
C’è questo Yuko, un baldo ragazzotto che deve scegliere cosa fare della sua vita. Monaco o samurai? Samurai o monaco? Il padre lo incalza, col suo sguardo fiero tipico del samurai in pensione. Yuko si guarda dentro. Si interroga. E’ troppo ribelle per fare il monaco. Troppo sensibile per fare il samurai. Troppo gnucco per il sudoku agonistico. Così fa la sua scelta.
Intanto ha ripreso a nevicare.

“Padre, declamerò la bellezza della neve. Padre, ho deciso: farò l’haiku”.

Haiku in giapponese significa “componimento poetico di trentuno sillabe”, ma anche “specchio interiore”, ma anche “fiore dell’anima”, ma anche “fattene una ragione vecchio, farò il mantenuto a vita”.
Il padre lo guarda severamente. Dapprima cerca di colpirlo con un bastone, ma sfortunatamente non vi riesce. Un attimo dopo stramazza al suolo, colpito da una rara forma di crepacuore fulminante.
E siamo già circa a metà del libro. Da qui in avanti credo possa tranquillamente considerarsi spoiler, quindi occhio.

--- --- ---

Yuko dà l’estremo saluto al padre ed esce di casa affranto. Fortunatamente, la sua arte gli è subito di grande conforto:

[Col bianco tuo candor
neve
sai dar la pace in ogni cuor]

questo il suo primo componimento, già ricco di tutta una serie di rimandi che solo gli addetti ai lavori, forse, possono cogliere appieno.
Più rinfrancato nello spirito, Yuko prosegue il suo cammino. Nei pressi della fontana incontra un’umile ragazza dai seni bianchi e dalla pelle di pesca, e se ne innamora perdutamente. Lei lo inizierà all’amore.

[Oh ragazza della
fontana
che m’iniziasti all’amore]

La sua arte stava indiscutibilmente prendendo forma. L’imperatore stesso, venuto a sapere del suo talento, pensa bene di mandare un servitore sulle Alpi Giapponesi per trovarlo e vagliarne le virtù poetiche. Di contro, Yuko vaglia l’algida ragazza venuta insieme al servitore, e se ne innamora perdutamente.

[Oh algida ragazza
che venisti
insieme al ceffo mandato dall’imperato]

Qui Yuko sfora con la metrica e deve troncare, va bene, ma quello che è da notare è la raggiunta maturità del componimento. Notare anche come l’argomento-gnocca abbia definitivamente soppiantato l’argomento-neve, che bello bello bello, ma onestamente anche due palle.
Ebbro com’è d’amore per la ragazza e coi chackra letteralmente fuori controllo, Yuko si trova ora in una condizione di debolezza. Se per caso qualcuno, volendosene approfittare, gli dicesse una cosa tipo “và e attraversa a piedi le montagne, solo e senza viveri, in cerca di un vecchio pittore cieco maestro dei colori”, be’, per ipotesi lui sarebbe capacissimo di accettare.

Qualche giorno dopo, Yuko è sulla vetta del monte Hodaka, solo e senza viveri.
E’ sfinito e sta per perdere la speranza. Mentre è lì che maledice l’amore, la neve, l’imperatore, l’algida ragazza e tutto quanto il resto, all’improvviso – toh! – una specie di visione. Sotto uno spesso strato di ghiaccio giace un’altra ragazza nuda, candida, bellissima, e se possibile ancor più algida. Incredibile a dirsi, ma Yuko se ne innamora perdutamente.

[Surgelata bellezza
or che m’appari
sento una forza dentro che neanch’io so come]

Con buona pace delle trentuno sillabe, Yuko d’un tratto sente che può sopravvivere. Chi è la misteriosa fanciulla on the rocks? E’ morta? E’ viva? Quale terribile segreto nasconde? Deve assolutamente scoprirlo.
Purtroppo per lui, non ci riuscirà mai. In quello stesso momento infatti il possente Akasawutakatadegga – il leggendario Yeti erotomane delle Alpi Giapponesi – esce dal letargo.
Sta nevicando. Akasawutakatadegga vede Yuko, e se ne innamora perdutamente.

Yuko oggi vive in un quartiere della periferia di Tokyo.
Ha abbandonato l’haiku, ha abbandonato la neve e si fa chiamare Layla. Ha una bancarella di fiori di carta, animaletti ed altri graziosissimi origami. Un destino più che prevedibile, del resto, dopo tutta quella pratica con lo scroto dei lettori. Il mio ora è uno splendido cigno.

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Commenti

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Devo dire un'analisi dettagliata, unica nel suo genere, per un libro che è stato recensito da più persone con il punteggio più alto... Mi ha divertito leggere il tuo commento, anche se mi viene da dirti che, forse, non sei un'estimatore di questi scrittori, che hanno ritmi e cultura totalmente diverse dalle nostre..... Non che io ne sia appassionata in realtà.....
Arguta voce fuori dal coro :-))
Ok... ti ho votato a causa di un pensiero che mi girava in testa mentre leggevo la recensione.
Il pensiero era: "Per questa volta, passi!". :)
Ahahahaha.. bellissima recensione!
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