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Sulla strada di Jack Kerouac
“Sulla strada” di Jack Kerouac , come “Il giovane Holden” di Salinger, sono due classici della letteratura americana ormai considerati due romanzi “cult” dalla cui lettura non si può prescindere se si vuole approfondire la conoscenza della cultura e della storia degli Stati Uniti. In realtà i personaggi non rappresentano strettamente e unicamente la condizione giovanile di un continente, un luogo, un’epoca: essi sono piuttosto l’espressione di quel disagio adolescenziale che si protrae fino alle soglie dell’età adulta, quel disagio che investe trasversalmente tutte le generazioni di quella fascia d’età d’ogni parte del mondo e pertanto diviene universale.
Dean Moriarty, il personaggio centrale del romanzo di Kerouac, descritto dall’io narrante Sal, è un giovane ribelle che trascorre gran parte degli anni della sua giovinezza sulla strada, in viaggi improvvisati in autostop o in macchine rubate, sfogando la propria esuberanza in incontri casuali dove ogni rapporto è rapido e passeggero e praticando spesso un sesso “mordi e fuggi” allo stesso modo in cui consuma pasti di infima qualità e scola bottiglie di alcol con l’ intento di attenuare la paura che fondamentalmente lo attanaglia. Sì perché la sua sfrenata corsa dall’ovest all’est e poi di nuovo dall’est all’ovest degli Stati Uniti, fino a raggiungere persino il Messico, non è altro che una fuga da se stesso e alla ricerca di se stesso. E’ la stessa fuga del giovane Holden: è il rigetto delle convenzioni e degli schemi del mondo perbenista che lega e annienta lo spirito avventuriero e ribelle. Dean Moriarty e Holden sono tuttavia simili e diversi : simili per la loro ribellione ma diversi per il mondo a cui appartengono, o quanto meno, da cui provengono. Holden è espressione della media borghesia degli anni cinquanta, Moriarty della piccola borghesia della stessa epoca più vicina alle classi dei diseredati e degli afroamericani. Salinger, d’altronde è il portavoce di un ambiente colto, intellettualmente raffinato e si distingue da Kerouac anche per l’uso più ricercato del linguaggio.
Entrambi i personaggi di questi due grandi romanzi tentano una disperata fuga dalla futilità e dalla falsità del perbenismo del mondo di cui pure fanno parte. Moriarty sembra a tratti consapevole di poter trovare pace solo in un legame stabile e duraturo e arriva addirittura a contrarre tre matrimoni: ogni volta però riemerge la sua ansia , la sua insoddisfazione e la sua intemperanza.
Non a caso Kerouac fu l’iniziatore di quella che egli stesso chiamò la beat generation, quella che sfoga la sua ribellione al ritmo del be bop, che affoga nell’alcol e si stordisce con la droga, quella che si oppone all’ideale dell’ “Uomo dal vestito grigio” di Sloan Wilson, l’uomo che si accontenta della routine quotidiana e rifiuta una posizione di maggior prestigio, per non alterare quel ritmo sereno e tranquillizzante della sua vita.
Non si può fare a meno di dare a Dean Moriarty il volto di James Dean di “Gioventù Bruciata” o quello di Marlon Brando de “Il sevaggio”, due miti legati a quella definita una generazione perduta.
Se, in ultima analisi, il disagio giovanile è da porre strettamente in relazione ai fatti storici, politici e sociali dell’epoca in cui esso si manifesta, non si può ignorare, tuttavia, che è la crescita stessa traumatica e dolorosa poiché spesso essa comporta la rinuncia ai propri ideali e ai propri sogni.
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Commenti
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devo ancora leggerlo purtroppo, ma lo farò...
Però, se posso dare la mia testimonianza: Il giovane Holden l'ho trovato tenero e bellissimo. Sulla strada non sono riuscito a finirlo. Nel primo mi sembra che ci sia ancora il tentantivo di mettere al centro l'animo umano (che qualche volta, accessoriamente, come durante l'adolescenza, si rivolta, si contorce e non sa dove posarsi). Nell'altro l'impressione è che l'animo umano è diventato un accessorio per descrivere una ribellione e un gettarsi via fine a se stessi.
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Bruno