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IL FREDDO DELLA GERMANIA
Un giorno ci racconteremo tutto è un libro acclamato dalla critica e dal pubblico tedesco ambientato in quella fascia della Germania del dopoguerra in cui il muro della divisione ha svantaggiato milioni di abitanti resi privi delle loro proprietà e dove tutto è triste e freddo … come la scrittura di questo libro.
Sin dall’inizio mi si presenta uno scenario scritto come di solito sa fare un bambino “a sinistra trovo …” ; “ qualche metro più in la c’è …”; “ a destra c’è …”; “ il granaio si trova ….”. Trovo che l’inizio di un libro sia molto importante, l’approccio dello scrittore con il suo pubblico deve avvenire in modo “poetico”, catturare l’attenzione, la curiosità è molto importante perché se ci si ritrova scocciati di leggerlo fin dalle prime pagine non si avrà più l’interesse ad andare avanti.
Purtroppo è successo a me. Ho faticato e francamente ho anche saltato qualche pagine.
Il freddo e il distacco dal personaggio è stato immediato anche se si presentava in prima persona che di solito significa una comunicazione calda e diretta.
Maria è una ragazza che ama leggere ma non la scuola. Guarda il suo ragazzo appassionarsi alla fotografia in un mondo dove si può solo evolvere, mentre il suo interesse è tutto rivolto per quel quarantenne che tutti descrivono come una persona distaccata, poco socievole, ubriacone e scorbutico.
L’attrazione, anche un po’ morbosa che la protagonista ha per questo quarantenne non appassiona e non placa la mia fama di sapere e sentire ciò che lei prova.
Trovo il tutto poco attraente e il fatto che solo un episodio mi è rimasto in mente è tutto dire. L’inizio della storia amorosa è indotta e non causale e succede una sera a tardi serata quando la macchina guidata dalla madre di Maria si ribalta. Le due donne riescono ad uscire indenne dall’incidente e salvate dal quarantenne che riporta in carreggiata la vettura che scompare dopo pochi minuti guidata da una madre forse sconvolta, che lascia la figlia sola con l’individuo.
Ora, quale madre se ne va dopo un incidente lasciando la propria figlia, forse ferita, forse no, da sola con un individuo poco raccomandabile?
Questa scena improbabile (o forse sono io che non l’ho capita) mi lascia talmente perplessa che qualsiasi cosa legga dopo la deduco forzata e creata per impressionare ed interessare.
Sminuire un libro che ha attirato molte attenzioni e recensioni positive mi fa un certo effetto … ma non posso farne a meno.
Poco poetico, freddo, distaccato .
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Commenti
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Capisco che ci sono vari stili di scrittura, che appena leggiamo dobbiamo individuarli ma questo mi ha fatto torcere il naso ed esclamare "Cavolo cosa devo aspettarmi dopo ...".
Mi viene in mento lo stile della Mazzantini che trovo (addolcisco la pillola) "poco poetico". L'ultimo libro, Splendore, non son riuscita a recensirlo. Mi sentivo un pesce fuor d'acqua perchè quel libro (che tutti amavano) proprio non l'ho capito e di conseguenza non mi è piacito. Le cause: la sua scrittura e la sua storia che non mi ha appassionato.
Una persona che vuole fare lo scrittore a mio parere deve avere il dono di fondere le parole in magia, rendendo non solo la storia interessante ma anche speciale e il risultato è raggiunto quando il pensiero a fine lettura, va sempre a quel libro ormai chiuso da giorni. Se manca questo, penso che sia inutile un libro. Il batticuore deve essere sempre presente, sia per amore, sia per paura o per rabbia.
Questo è solo il mio modesto parere.
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