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Non smettete di sognare
Delphine de Vigan l’avevo già assurdamente amata per via de Le ore sotterranee, ma ero convinta che tanto ardore fosse dovuto più all’argomento del romanzo - mobbing/lavoro/società alienante – che al talento dell’autrice stessa. Poi mi è capitato tra le mani Gli effetti secondari dei sogni, ed ho capito che io di questa meravigliosa autrice voglio leggere tutto, ogni cosa, pure quello che non ha mai pubblicato se c’è un modo per ottenerlo.
Perché la De Vigan a me fa lo stesso l’effetto di quei violinisti che suonano così appassionatamente che l’anima ti si scioglie e vorresti piangere.
Lei, la De Vigan, “vede”; guarda il mondo e riesce a “vedere oltre”: oltre le barriere dell’apparenza, oltre il pensare comune, oltre i pregiudizi, oltre tutti i muri che gli esseri umani sono così bravi a costruire tra di loro. “Vede” e, come per incanto, tramuta il tutto in parole, e in trama, e in storia: senza dimenticare mai di lasciare un insegnamento, una traccia, l’appiglio grazie al quale gli occhi dell’anima di chi legge si spalancano e rimangono pieni di quel senso che ti aiuta a vivere meglio, quello stesso senso che da senso ad una lettura che non si dimentica.
C’è un po’ di tutti noi nella piccola Lou Bertignac, nonostante quasi nessuno credo possa vantare un’infanzia da piccolo genio prodigio. Ma non c’è un solo uomo sulla faccia della terra che non viva per i propri sogni; e non importa di che genere di sogni si tratta: l’importante è non smettere mai di credere in essi, qualunque sia il sacrificio che questo comporti.
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Commenti
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concordo, è un romanzo che merita di essere letto per i motivi che ho già espresso a suo tempo nel mio commento