Dettagli Recensione
La profezia è sempre lì
Recensire un romanzo che ho amato e odiato nello stesso tempo sarà difficile. Parto dal presupposto che lo stile dello scrittore è sublime. Mentre leggi i suoi pensieri più profondi, arzigogolati, esoterici, metafisici e chi più ne ha più ne metta, ti accorgi che il suo linguaggio è semplice e chiaro. E' come se lo scrittore ha di fronte a sè un bambino a cui spiegare, con parole adeguate, il senso della vita o semplicemente per descrivere un paesaggio, un'emozione o anche azioni che potrebbe tralasciare, del tipo: si alza, si lava la faccia col la saponetta, si guarda nello specchio, ascolta un po' di musica.... insomma prima di trovare il personaggio in questione pronto ad uscire di casa, devi soffrire per almeno altre due pagine dedicate alle abluzioni mattutine. Credo che questa lentezza sia un punto di forza di Murakami, ti permette di entrare non solo nella storia, ma anche nella sua testa.
Non posso parlare della trama, rischierei di svelare troppo, mi limito a dire che in questo romanzo regna padrona la filosofia giapponese. E' Il senso della vita e della morte, la conoscenza della natura umana, la ricerca dell'io, che muovono i fili del racconto e, a differenza della cultura occidentale, questi concetti si muovono autonomamente, trascendendo la mente e anche il corpo dei protagonisti. Tutto questo rende la lettura interessante e piacevole.
Passiamo a ciò che non ho amato. I miei voti sono alti perchè riconosco la grandezza del romanzo, sono i miei gusti, i miei limiti, la mia cultura che hanno dissentito su alcuni aspetti trattati dall'autore.
Per prima cosa i miei gusti e i miei limiti mi portano a scegliere letture conclusive, Murakami lascia parecchi punti irrisolti. So che è voluto. E' come se l'autore ti dicesse:"Caro lettore, ti ho dato tanto materiale su cui riflettere, bene, rifletti e trai tu le tue conclusioni". La mia pigrizia mentale o la mia voglia di sapere mi hanno portato a non trarre conclusioni mie e a pretenderle da una mente più elevata.
Seconda nota dolente: la mia cultura non accetta determinate scelte di vita. Credo che l'autore voglia farci capire che il passaggio dalla vita alla morte (nel caso di Nakata) e dalla morte alla vita, come rinascita (nel caso di Kafka) debba fare un percorso già stabilito, anche dovendo accettare l’inaccettabile o compiere azioni orribili ma necessarie. Ecco, questi passaggi mi hanno turbata e, come ha detto un altro amico di qlibri, disgustata.
Ripeto, queste critiche nascono da mie preconcetti, altri lettori potrebbero trovare nelle scelte fatte dalla penna di Mukarami risposte che io non ho trovato e accettare come un colpo di genio alcuni passaggi che io rifiuto.
Per tutti i motivi esposti consiglio la lettura di Kafka sulla spiaggia.
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Commenti
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Raffaella
Valentina
Murakami è da provare, secondo me. Forse ho sbagliato a buttarmi su Kafka sulla sulla spiaggia, una dipendente della mia amata libreria mi suggerì di iniziare con Norvegian wood (credo si scriva così), ma io avevo già questo a casa e mi sono buttata. Proverò ancora, poi ci ritroveremo a discuterne ;).
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