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La terza via: vivere
Vi fu un tempo lontanissimo in cui a dominare non era l'uomo bensì la donna. Tuttavia il verbo dominare non è corretto. Dominio implica oppressione, schiavitù, ingiustizia. Tutto ciò non fa parte del pensiero femminile nel quale la guerra diviene discussione, il pregiudizio comprensione, la conquista condivisione.
Dunque era la donna a reggere questo atavico mondo. Non dei, ma dee. Non re, ma regine. Non padri, ma madri. E in questo grande alveare non vi era odio, invidia,ipocrisia ma amore, letizia, sincerità. Vi potevano essere controversie, lievissime tensioni che, tuttavia, venivano risolte attraverso la via del confronto e della disponibilità. Insomma quello era un mondo di pace. Non armi, non battaglie, non aggressioni. Stiamo parlando del matriarcato: un'istituzione, anzi, un modo di vivere, sentire, relazionarsi che a noi moderni appare leggendario, divino, impossibile. Invece è esistito e anche a lungo.
Però è scomparso. Per colpa di chi? Di un popolo di abietti, di “bestioni” vichiani che si elogiavano per i loro sanguinari fratricidi, per i loro incesti, per la loro gretta volgarità: gli indoeuropei. Millenni or sono, decisero di trasferirsi per esportare la loro violenza altrove e presto giunsero presso le acque cristalline del Mediterraneo dove scoprirono il superiore mondo del matriarcato. Pur essendo delle creature selvagge, avevano costruito dei mezzi di tortura orribili, le armi, con le quali in brevissimo tempo martoriarono ed estirparono quell'antico Eden. Allora dopo essersi stanziati diedero vita ad una nuova istituzione, il patriarcato che portò con sé egoismo, tracotanza, empietà. Prima di tutto,però, si adoperarono a demolire ogni rimasuglio della civiltà precedente: le donne non furono più dee, ma schiave; non più creature umane ma animali da riproduzione. E questa istituzione è giunta, sebbene mascherata dietro le parole diritto, uguaglianza, pari opportunità fino a noi. Eppure una donna estremamente sensibile, femminile nel pieno senso della paura, rimasta inorridita dalla degenerazione del mondo maschile, cercò di rifondare il matriarcato prima tentando una impraticabile riforma del maschio e poi riproponendo la via della pace e dell'equilibrio. Il suo nome è Cassandra e, non si sa per quale grande fortuna, è riuscita a sfuggire alla damnatio memoriae maschilista e a confessarsi a noi moderni grazie alle parole di una tedesca, Christa Wolf.
Dimenticatevi la guerra di Troia di omerica memoria. Achille è la bestia che stupra, massacra, deturpa per piacere sadico. Agamennone un impotente pusillanime. Elena un fantasma, uno stratagemma per giustificare un conflitto economico-commerciale. Priamo un vecchio irresoluto. Paride uno smorfioso viziato. Gli dei non esistono. I sacerdoti sono propagandisti del potere. Troia non è la grande città, ma un villaggio sterilizzato dal terrore, dall'ottusità di una dittatura militare.
A raccontarci tutto questo con una dura lucidità è Cassandra, la non più orgogliosa figlia di re di Priamo, prima tanto amato e poi realmente compreso. Sta aspettando a Micene sul carro la sua morte preannunciata e allora sfrutta il suo ultimo tramonto per ripercorrere la sua esistenza. Rivive la nascita, l'infanzia felice, l'affetto di genitori e fratelli, la lunga e vivida storia d'amore con Enea. Ma non può dimenticare lo sverginamento rituale, lo stupro consenziente da parte del sacerdote Pantoo e la guerra. La guerra che le ha fatto aprire gli occhi: Troia, il “palazzo” è diventata un'opprimente fortezza incancrenita dalla paura della sconfitta e dal militarismo di Eumelo. E' allora che ha cercato di cambiare la situazione, il mondo maschile ma non con la violenza sanguinaria dell'amazzone Pentesilea che voleva tutti gli uomini morti né con la seduzione della sorella Polissena che ha venduto spudoratamente il proprio corpo ma con le comunità pacifiche e autosufficienti lungo il fiume Scamandro, perché ( e ricordatelo bene) “tra uccidere e morire c'è una terza via: vivere”.
Christa Wolf con la sua opera brevissima ma estremamente pregnante demolisce la logica maschile dell'aut-aut, che ha causato solo miseria e devastazione. Ci propone una visione totalmente diversa, quella femminile fondata sulla sensibilità, sul dialogo, sull'apertura a nuove vie e ci chiede: è possibile oggi che una donna sia al potere? Non una donna che ha sposato la logica maschile ma una vera e propria Donna? E' poi possibile ricreare in questo mondo guerriero e menefreghista delle nuove comunità dello Scamandro, autarchiche e pacifiche?
Un libretto estremamente attuale, da leggere, interpretare, discutere. L'unica difficoltà è lo stile spezzato, ansimante, ellittico, irrazionale che tuttavia non può essere altrimenti dato la natura profetica di Cassandra. Un fiume che rompe gli argini della ragione e straripa, travolge, affoga. Buona lettura!
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Commenti
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lo leggerò, grazie
Che bello mi piace lo voglio, ultimamente mi stai costando caro. Non ti chiedo rimborsi perche' sei studente, ma prima o poi avrai un reddito...e io battero' cassa :-)))))
Ovviamente scherzo. Un po' maschilista la logica, ma una sintesi pregnante!
Un dibattito pacato, ti prego, perchè l'ultima volta (meno si una settimana fa) è stata una discusisone spossante..
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