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Un cuore così bianco di Javier Marias
Che il Macbeth di Shakespeare per la sua complessa forma espressiva e per il suo contenuto, tragico specchio delle debolezze e dei difetti umani, abbia, sia pure in modo diverso, influenzato scrittori di epoche successive, è cosa nota: cito qui, come unico esempio per tutti, il titolo dello stupendo romanzo di Faulkner “The sound and the fury” tratto dalla tragedia shakespeariana, titolo che si rivela anticipazione e sintesi del dramma raccontato dal romanziere americano.
“My hands are of your colour; but I shame to wear a heart so white….” Queste sono le parole che Lady Macbeth rivolge al marito che si è appena macchiato d’un crimine mostruoso che diviene emblema dello sconvolgimento dell’ordine naturale delle cose e da queste parole trae origine il titolo del romanzo di Marias.
Il bianco non è qui simbolo della purezza e dell’innocenza, quanto piuttosto dell’esigenza e del desiderio di sottrarsi a ogni responsabilità. Un cuore così bianco lo ha non l’innocente, ma colui che, ignaro della realtà degli eventi, non ne è stato ancora contagiato.
Su questa base e in questa prospettiva, Marias costruisce uno straordinario romanzo in cui i personaggi, nella loro ambiguità, si assomigliano, si sovrappongono, si identificano: il tema di una realtà proteiforme e mutevole tornerà nei successivi romanzi “Nella battaglia pensa a me” e “Gli innamoramenti”.
Se la realtà si presenta sotto aspetti diversi, essa è tanto più misteriosa se non è esplicitata dalla parola, l’unica in grado di dare consistenza a ciò che altrimenti è destinato a rimanere nascosto nella sfera intima dell’individuo. Intorno a questo principio si costruisce il mistero che è alla base del romanzo e che diviene il filo conduttore della vicenda, conducendo per mano il lettore fino alla rivelazione finale. Un gioco di suspense che è un gioco filosofico, perché l’intento è quello di dimostrare che fino al momento in cui il racconto non porta alla luce gli eventi che sono rimasti per volontà di qualcuno in una zona d’ombra , quella realtà non esiste e può essere ignorata. Tutto si può raccontare, “basta mettere una parola dietro l’altra”, la realtà si concretizza solo se la si descrive, se la parola assolve alla sua funzione di analisi e di conoscenza. Un compito arduo quello che Marias affida alla letteratura e all’arte: Il compito di fare chiarezza e di portare alla luce anche gli aspetti più deplorevoli dell’animo umano. In questa stessa prospettiva viene presentato l’amore, che da passione può trasformarsi in persecuzione, da fiduciosa confidenza in spietata diffidenza, fino a generare morte e dolore.
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Commenti
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Brava Anna Maria, come sempre!
Pia
Bruno
E SMETTETELA DI CITARE SHAKESPEARE CHE DOPO IO FILO A COMPRARLO !
Macbeth mi manca, devo proprio prenderlo :-)))))
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