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CONTIENE SPOILER PRESENTI IN OPINIONI PRECEDENTI
La “riscrittura” di vari punti-cardine dei Vangeli – come indicato da molte ottime recensioni precedenti – è l'elemento più importante del romanzo di Saramago: Gesù è il frutto dell'unione sessuale di Giuseppe con Maria e del parto di quest'ultima, ed è il primo di nove tra fratelli e sorelle; Giuseppe muore col peso della colpa di aver salvato il proprio primogenito ma nessuna delle altre piccole vite spazzate via per ordine del re Erode; Gesù in qualche modo erediterà quella colpa e, dopo aver lasciato la casa paterna, dormirà in quella di Maria Maddalena e con lei si unirà; nel mare di Galilea discuterà con Dio, alla presenza del diavolo, del senso della sua dolorosa fine; dopodiché vivrà gli ultimi anni di vita come un predestinato, e solo in punto di morte, sulla croce, comprenderà definitivamente il suo ruolo nel disegno divino.
È evidente come un simile racconto della vita di Gesù Cristo non sia accettabile da un credente, al quale può risultare fastidioso quando non offensivo. Lo testimonia, solo per fare un esempio, il fatto che a distanza di tempo la medesima persona (di fede cristiana per sua stessa dichiarazione) abbia sentito l'esigenza di fare due recensioni su questa pagina web, scagliandosi contro il romanzo in entrambi i casi. Tra l'altro, è giusto precisare – come già accennato in altri interventi – che nel libro di Saramago non esiste alcuna scodella (o padella) che si illumini tra le mani di Gesù: in realtà, nel terzo capitolo giunge alla porta della casa di Giuseppe un mendicante, cui Maria porta una scodella di cibo per elemosina. Solo dopo che egli si è rifocillato, si svela alla donna come l'angelo dell'annunciazione: Maria vede d'improvviso brillare la sua figura, i vestiti e la scodella che trattiene nelle mani, così come costui indica nel luccichio degli occhi di Maria la prossima venuta di Cristo. Poi l'angelo prende un pugno di terra e lo versa nella scodella: quando la restituirà alla donna, lui sarà ritornato un mendicante vestito di cenci, ma la scodella continuerà a brillare della terra che contiene (originando l'accesa discussione del consiglio degli anziani che chiude il capitolo). L'episodio ha una valenza chiaramente simbolica: come Gesù è nell'utero di Maria e riluce nei suoi occhi, così brilla la terra posata nella scodella che brilla con essa (e cesserà di farlo quando Gesù, alcuni anni dopo, lascerà la casa natìa).
Aderendo in pieno ad alcuni dei giudizi precedenti, ritengo che “Il Vangelo secondo Gesù Cristo” sia una splendida opera letteraria (personalmente uno dei più bei libri che abbia letto). Come tale va affrontata e recepita. Scartata l'idea che la letteratura non possa occuparsi di religione – come motivatamente ricordato da chi, nei precedenti commenti, menzionava Dante a titolo di maggior esempio – ciò che si richiede alla narrativa è di essere plausibile, non vera (come invece dovrebbe essere compito della saggistica).
Nel Vangelo secondo Gesù Cristo, Saramago mostra di districarsi nell'ambientazione temporale e culturale della storia (si vedano i passi del libro che riportano al ruolo subalterno della donna nella famiglia e nella società di allora, o al rapporto tra gli anziani e i giovani dei villaggi, così come alla tematica del sacrificio alla divinità), e – al contrario di quanto affermato nei commenti cui mi sono riferito – di conoscere profondamente i testi religiosi sulla vita di Cristo.
Il fatto che in alcuni punti se ne discosti non toglie alcunché al valore ricostruttivo dell'opera, giacché la plausibilità risalta anzitutto nell'ottica sottintesa al racconto: ribaltare la storia della Creazione e della Divinità sulla base delle “ambiguità” che un ateo (o semplicemente un laico) può individuare in essa (in qualche modo, pur senza volgersi direttamente contro le Sacre Scritture, non è lo stesso tentativo contenuto nel “Candido” di Voltaire, per citare solo uno dei possibili precedenti?). Sono quelle ambiguità storiche che lo scrittore portoghese elenca nel famoso dialogo tra Gesù e Dio nel mare di Galilea, e che, laddove voglia, anche un cristiano può vedere (come del resto è accaduto) e affrontare con spirito di sincero confronto.
Con l'affermare che si tratta di un'opera letteraria, voglio allora dire che l'essere al di fuori di ogni fede religiosa non porterà automaticamente, al termine della lettura, a ritenere più veritiera la visione divina di Saramago rispetto a quella offerta dalla tradizione cristiana.
Condurrà invece a riflettere sull'interpretazione d'autore di una delle più affascinanti vite mai narrate, portata ad un livello di straordinaria umanità. Ed è bene ricordare che tale termine – umanità – (a meno che non lo si voglia confondere con una specifica predisposizione dell'animo) non vuole indicare altro che l'insieme di regole stabilite dal Creatore perché si possa essere in questo mondo proprio in questo momento.
Prendetelo come un modesto consiglio: “Il Vangelo secondo Gesù Cristo” – anche laddove si corra il rischio che possa non piacere per motivi legati al credo personale – va comunque letto, per non correre l'altro rischio (a mio parere ancora più grande) di non conoscerlo mai.
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Commenti
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Quello che vi leggo, è una delle più belle cose che mi sono state dette su questo sito... in fondo, il mio modo di scrivere recensioni è molto legato all'intenzione di attirare l'attenzione sui libri che recensisco. Perciò sono io a ringraziare lei.
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La ringrazio per avermi convinto a leggere il libro.
Saluti Sandra