Dettagli Recensione
Battitela, battitela!
Questo romanzo bisognerebbe leggerlo due volte per apprezzarlo come merita. Lo stile è particolare, il tono, i personaggi sono costantemente sopra le righe, il linguaggio è brillante, il clima è di scherzo perenne, le situazioni sono spesso comiche, grottesche, surreali, inverosimili (ma il tema è quello della guerra). Questo potrebbe far pensare a una commedia, a un romanzo divertente e lo è, solo che il contenuto è tragico e la comicità è dovuta all'idiozia umana estrema, all'egoismo che oltre a un certo limite diventa comico (come dice del male Saul Bellow nell'ultima analisi). In tante situazioni qualcuno passa sopra alla vita degli altri per proprio tornaconto economico o di carriera con una tale leggerezza da illudere anche il lettore che la guerra sia un gioco a tavolino. La sensazione è che Heller scriva di qualcosa che conosce molto, molto bene, e che i tipi umani che descrive li abbia ben presenti nella loro assurdità riassunta nel titolo, il comma 22 che è il codicillo legale che impedisce di prendere ogni iniziativa sensata e ragionevole.Mano a mano che il romanzo va avanti certe situazioni incomprensibili all'inizio si chiariscono e in un certo senso il romanzo separa (come nel giudizio finale) gli ingenui e gli opportunisti incalliti, gli uni destinati a morire e gli altri a prosperare parassitando e facendosi forti del patriottismo e dei sacrifici altrui.
Perciò a un certo punto il dilemma diventa per il protagonista (Yossarian) morire o non morire dove morire non è solo la morte fisica ma anche spirituale come Uomo con ideali e principi e lealtà verso i compagni.
Con voluta amabilità gli disse:"Danby, come fai a collaborare con gente come Cathcart e Korn? Non ti fanno rivoltare lo stomaco?"
Il maggiore Danby sembrò sorpreso per la risposta di Yossarian.
"Lo faccio per aiutare il mio paese", rispose come se la risposta fosse ovvia. "Il colonnello Cathcart e il colonnello Korn sono i miei superiori e ubbidire ai loro ordini è il solo contributo che posso dare al comune sforzo di guerra. E inoltre," aggiunse in tono di voce più basso chinando la fronte, "lo faccio perchè non sono una persona molta aggressiva."
"Il tuo paese non ha più bisogno del tuo aiuto", obiettò Yossarian senza animosità. "Perciò tutto quello che fai è aiutare loro".
"Cerco di non pensarci", ammise con franchezza il maggiore Danby. "Cerco di concentrarmi sul risultato finale e non penso che anche loro ottengono i loro risultati. Cerco di convincermi che non sono importanti."
"Questo è il mio difetto, lo sai", riflettè Yossarian, dimostrandosi comprensivo, e incrociando le braccia. "A metà strada tra me e gli ideali mi imbatto sempre in qualche Scheisskopf, Peckem, Korn o Cathcart. E questo, in qualche modo, cambia l'ideale.
Verso la fine il romanzo da comico si fa tragico. La guerra non è un gioco e vuole le sue vittime. Tuttavia Heller non ci lascia scioccati dalle pagine finali, tragiche e forse inaspettate per il tono leggero di gran parte del romanzo. La conclusione lascia il lettore con il sorriso sulle labbra e con la sensazione che qualcosa si può fare, non di completa impotenza di fronte a generali, maggiori e mostri di egoismo giganteschi per le loro lunghe mani e capacità di muovere pedine.
Qualcuno, piccolo e ridicolo all'apparenza ce l'ha fatta! Forse anche altri ce la potranno fare! La conclusione è un sollievo per il lettore. Heller, nemmeno dopo averci mostrato tutte le atrocità, meschinità, grettezze umane, ipocrisie, nemmeno dopo aver tirato fuori il male da dietro la sua maschera giocosa con cui si camuffa nella società moderna (Bellow), rinuncia a sorridere e a guardare le cose con la leggerezza affettuosa che .caratterizza il romanzo.
Indicazioni utili
Una banda di idioti
Commenti
3 risultati - visualizzati 1 - 3 |
Ordina
|
3 risultati - visualizzati 1 - 3 |