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A sud del confine, a ovest del sole
 
A sud del confine, a ovest del sole 2014-01-09 19:30:59 Rollo Tommasi
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    09 Gennaio, 2014
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Alla ricerca di sé

“Quando ti guardo, a volte mi sembra di vedere una stella lontana. Sembra che brilli, ma è una luce di decine di migliaia di anni fa. Forse è la luce di un astro che ora non esiste più, ma a volte sembra più reale di tutto il resto”.

Tre donne: Shimamoto, Izumi, Yukiko.
Shimamoto è l'amicizia preadolescenziale di Hajime, la prima “finestra” di un ragazzino sull'altro sesso... forse la prima cotta. Ad attirare verso lei non è la bellezza (non ancora) o il suo corpo (non ancora): è la condizione di figlia unica, la lentezza che dipende dalla sua gamba zoppa, la musica che proviene dai dischi in vinile di suo padre, dei quali si impadronisce quando può. Ma bambini e ragazzini non scelgono (non ancora), e allora le strade si separano per le circostanze più banali... magari un trasloco, o un cambio di scuola...
Izumi è l'amore adolescenziale di Hajime, la prima attrazione fisica, la promessa di poter aspettare il momento giusto, infine la prima storia finita male. Ad affascinare in lei è la dolcezza, quando non la remissività, la voglia di qualcosa che ancora non si conosce, la sensazione di innamorarsi dell'amore. Ma la necessità di crescere di un adolescente può andare più veloce del suo ragionare, delle promesse di un momento (che erano vere, autentiche, ma di quel momento)...
Yukiko è l'amore maturo di Hajime, la scelta consapevole, il desiderio di “stabilizzarsi”, la voglia di una strada maestra, di creare una famiglia. Ad attrarre di lei è l'equilibrio, le possibilità che la condizione economica della sua famiglia promette, la probabilità che sappia essere compagna di una vita. Ma l'ombra della crisi esistenziale, personale, può profilarsi dietro qualunque felicità solo apparente...
E poi c'è qualcosa che appartiene profondamente alla vita: le donne (o gli uomini) e le storie che esse (o essi) significano, ritornano. Appaiono. Scompaiono. Più volte.
Quando Hajime fuggirà verso la villetta (disabitata) di Hakone – nel suo momento di massima incertezza, alle soglie dei 40 anni – sceglierà di portare con sé, per una notte, una sola di quelle tre donne. Ma nel profondo dovrà fare i conti anche con le altre due. Per capire se può capirsi... se può ritrovarsi o finalmente riconoscersi.
Ciò che alla fine accadrà. E in questo le percentuali non hanno importanza: non conta quanto ciò dipenderà da lui, o da ciascuna delle tre donne, o da circostanze del tutto fortuite. Ad un certo momento conta solo giungere a sapere chi si è.

Di Murakami Haruki ne esistono almeno due: quello onirico, quasi “illimitato”, e quello essenziale ed intimista. “A sud del confine, ad ovest del sole” è un libro che appartiene a questa seconda vena letteraria: in 200 pagine (che finiscono per sembrare molte di più) si delineano i primi 40 anni di vita di Hajime, senza trascurare le donne che intrecciano la loro storia alla sua, i soffusi jazz-bar che il protagonista gestisce con una competenza di cui è il primo a stupirsi... e poi i misteri (legati agli anni che le donne di Hajime vivono “fuori dal libro”, ai quali lo scrittore allude attraverso particolari episodi ma di cui, al loro ricomparire, non svela quasi nulla).
La sensazione di chi legge questo Haruki è che in letteratura sia più facile mostrare l'evoluzione dell'animo umano – ovvero le sue diverse età – attraverso il non detto (anzi: il non raccontato) che provare a descriverla. Così, la scelta di lasciare aperto qualche sottile filo secondario della storia può apparire più come un valore aggiunto del romanzo che un fattore di insoddisfazione per il lettore.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
e apprezzato il Murakami Haruki intimista più che quello onirico
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Commenti

7 risultati - visualizzati 1 - 7
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Aggiungo una considerazione personale (cioè quel tipo di considerazioni che non mi piace inserire all'interno della recensione): mi ha sorpreso non poco l'Haruki di questo romanzo. Questo perché non mi piace l' "altro" Haruki, mi rendo conto di non capirlo, e mi prende la noia. Non sono riuscito a leggere "1Q84" per questo motivo. E non è l'unico suo libro che mi ha respinto.
L'Haruki che mi è piaciuto di più, però, è quello autobiografico di "L'arte di correre". Non mi dispiacerebbe recensirlo... se riuscirò a scovarlo in qualche cassetto o scaffale...
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Pia Sgarbossa
09 Gennaio, 2014
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Colpita dalla tua recensione...a tratti romantica e molto profonda.
Mi piace!
Pia
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Rollo Tommasi
10 Gennaio, 2014
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Troppo buona, Pia. Non è merito mio ma del libro: pur non essendo eccelso, ha un'aura particolare... Credo possa essere ancora più adatto ad una sensibilità femminile. Anche perché le figure delle tre donne - quattro, se contiamo quella che distoglie il protagonista da Izumi - sono molto ben tratteggiate.
Poi, se ti capitasse di leggerlo, mi farai sapere.
In risposta ad un precedente commento
Cristina72
10 Gennaio, 2014
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Mai letto Murakami, l'onirico non mi ispira. Opterò per quello intimista allora.
La tua analisi ha colto in pieno l'essenza di questo datato Murakami, hai espresso sensibilità, ho amato molto questo libro, come ho amato molti onirici compreso il 1Q84 che hai abbandonato, dagli un'altra possibilità!
In risposta ad un precedente commento
Rollo Tommasi
11 Gennaio, 2014
Ultimo aggiornamento:
11 Gennaio, 2014
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Ti ringrazio per il favorevole riscontro, Gracy...
Allontanarmi da un libro dopo averlo iniziato non è una cosa che faccio a cuor leggero. Se capita è proprio perché non è nelle mie corde (o io nelle sue). Di Murakami Haruki ho letto quattro o cinque cose, e il suo lato "fantastico" mi attrae davvero poco (sebbene mi piaccia anche quel genere), mentre altre opere mi sono piaciute molto. L'unica è di fare anch'io come il protagonista del suo romanzo: aspettare qualche anno per cambiare io, in modo da vedere se riesco a tornare all'Haruki "onirico"... Ma deve passare un po' di tempo.
In risposta ad un precedente commento
gracy
11 Gennaio, 2014
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Si, far passare del tempo è la cosa migliore, specie se hai letto altro dello stesso autore che ti ha lasciato in un po' freddo.
7 risultati - visualizzati 1 - 7

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