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Se potessi tornare indietro... non ci scommetterei
Andrew Stilman, giornalista di punta del New York Times, non sa che il 9 luglio 2012 qualcuno sta decidendo per lui che i suoi giorni sono giunti al termine. Chi gli sta dando la caccia? Chi lo sta braccando? Questi sono gli interrogativi che si pone Andrew mentre si trova abbandonato a terra in un lago di sangue. Da quel momento,però, qualcosa cambia. Non è più di 9 luglio, Andrew non si è ancora sposato, gli Yankees non hanno ancora battuto i Marines e lui ha sessanta giorni di tempo per capire chi ha voluto ucciderlo. Parte da lì una drammatica corsa contro il tempo. I tentativi per cambiare il corso delle cose sembrano essere vani, i giorni sono contati e la consapevolezza di essere vicino alla morte non rende le cose più semplici. Sta solo a lui fare chiarezza nella sua vita e capire una volta per tutte chi è il mandante della sua morte.
Inizio dicendo che questo libro, di primo impatto mi ha colpita. L’ho trovato per caso tra gli scaffali della biblioteca e l’ho preso perché, già dal titolo, mi sembrava una vicenda molto simile a quelle che si possono trovare nei libri di Musso, che personalmente adoro. E’ il primo libro che leggo di questo scrittore e l’ho preso per fare una specie di confronto e vedere se in Marc Levy potevo trovare un degno collega del mio scrittore preferito. In effetti qualcosa di Musso l’ho trovato. Il viaggio temporale del protagonista ne è la prova evidente. Qualcosa che questo libro sembra avere in più è la parte “sentimentale”, non parlo della storia d’amore in se, di quelle i libri di Musso sono ben guarnite, ma di una parte del romanzo che faccia proprio commuovere. Sarà il mio cuore di mamma che spinge fuori la mia parte sentimentale, ma devo dire che ad un certo punto, leggendolo, una lacrimuccia mi è scesa. Ci sono delle parti dedicate ad un lavoro che sta svolgendo Andrew, un articolo per lui molto importante, che danno sapore alla storia e la rendono particolarmente toccante. Sono rimasta incollata alle pagine ed in due giorni l’ho finito. Ha qualcosa di magnetico, mi sentivo attratta dai personaggi e non vedevo l’ora di saperne di più. Conoscete la citazione di Paul Sweeney “Capisci di aver letto un buon libro quando giri l'ultima pagina e ti senti come se avessi perso un amico”? Ecco, leggendolo ho pensato proprio questo, avrei voluto rimanere a leggere la storia di Andrew, di Valerie e di Simon per giorni.. ed invece il finale è arrivato, è vi dirò che mi ha lasciata spiazzata. Secondo me la conclusione non è stata all’altezza della storia. Non parlo degli ultimi capitoli ( ampiamente spiegati e raccontati), ma proprio delle ultime pagine, sembrava incompiuto, scritto in quattro righe e anche in maniera grossolana. Questo gli ha fatto perdere punti e secondo me Levy, così facendo, si è giocato la buona riuscita del romanzo. Per concludere, la storia in sé è particolare e costruita molto bene, la lettura risulta scorrevole ed il metodo di scrittura è semplice e diretto, ma ritornando alla mio quesito iniziale, devo dire di no. Non ho trovato quello che cercavo, e se ne sono stata convinta da pagina 1 a pagina 320, mi sono ricreduta alla fine, ed è stato un peccato. Credo però che lo consiglierei comunque, la storia è davvero commovente e merita di essere letta, io personalmente -se potessi tornare indietro- (scusate il gioco di parole, ma non ho resistito!) lo rileggerei senz’ altro, non mi sono pentita di averlo preso, ma sicuramente lo leggerei ponendoci meno speranze ed aspettative.