Dettagli Recensione
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
La casa del sonno di Jonathan Coe
L’originalità de “La casa del sonno” di Jonathan Coe risiede nell’impianto strutturale e stilistico e nel contenuto che sottolinea lo smarrimento e l’incertezza che affliggono l’uomo nel suo eterno conflitto con la realtà che lo circonda.
Il romanzo si articola su due piani temporali diversi: nei capitoli dispari l’azione si svolge negli anni 80, mentre in quelli pari negli anni novanta. Spesso un capitolo termina con una frase tronca che continua nel capitolo successivo, sconvolgendo ogni regola temporale e sintattica. I protagonisti della vicenda sono così seguiti e descritti nella loro evoluzione caratteriale e fisica: l’ambiente in cui si ritrovano è Ashdown, una casa inizialmente adibita ad alloggio per studenti universitari e in seguito trasformata in clinica dove si effettuano esperimenti e ricerche sul sonno.
Il sonno è il punto di partenza per riflessioni sulla condizione umana. La fase del riposo, in cui la coscienza sospende temporaneamente la sua attività, per poi riprenderla ancora più dinamicamente, si pone come alternativa al mondo esterno, al punto da confondersi con esso, come nel caso di Sara, sofferente di narcolessia, i cui sogni sono talmente verosimili da indurla a credere che si tratti della sola realtà attendibile. Tutto è il contrario di tutto a Ashdown: ogni individuo è alla ricerca della propria identità e trascorre interi periodi ad essere se stesso e il contrario di se stesso. Tutto è indefinito e incerto, dall’amore al sesso, dal lavoro alla sperimentazione scientifica e linguistica. Al centro di questa sorta di trattato sulla attendibilità della realtà che ci circonda è il termine “eye”, occhio, come nella migliore tradizione letteraria anglosassone. Non a caso Shakespeare attribuì alla cecità di Lear la capacità di “vedere” e superare l’inganno, così come è estremamente significativo l’uso del verbo “see” nel “The turn of the screw” di Henry James nella sua accezione di “comprendere, capire”. Né si può ignorare l’occhio del Big Brother di Orwell. In linea con questa tradizione Coe conferisce a ciascuno dei suoi personaggi una capacità diversa di vedere e interpretare la realtà, accentuando in questo modo il senso di angoscia e di incertezza. D’altra parte le immagini che ci appaiono e che viviamo in sogno, soprattutto quelle della fase rem (rapid eye movement), altro non sono che un’alternativa alla realtà, non meno di quanto lo siano le immagini proiettate dalla finzione cinematografica. E qui Coe si abbandona ad una sorta di trattato sul cinema, per mezzo di uno dei suoi personaggi, Terry,che sogna di girare un film che durerà cinquant’anni e che si dilunga sul film perduto di Ortese, “Il sergente cesso”. Molte sono le citazioni di film italiani di grandi registi, come anche di film americani, sempre però in chiave satirica, come se al cinema si riconoscesse il grande ruolo di creare una realtà illusoria sostitutiva. In questo mondo, dunque, secondo Coe, non è più possibile distinguere tra intrattenimento e rappresentazione del reale: neanche il linguaggio riesce più a trovare una formula universale. E cito dallo stesso Coe: “il linguaggio è un’amante crudele e fedifraga, è un baro astuto dalle maniche pullulanti d’assi……. È un coltello nell’acqua.”
Indicazioni utili
Commenti
6 risultati - visualizzati 1 - 6 |
Ordina
|
6 risultati - visualizzati 1 - 6 |
devo leggere questo romanzo di Coe da anni, se l'impianto strutturale e stilistico merita, lo leggerò presto!
ciao Anna Maria :-)