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Stessa strada, stessa porta
“Stessa strada, stessa porta” è un verso di “Fiori rosa, fiori di pesco”, canzone della premiata ditta Mogol Battisti.
“Stessa strada, stessa porta” ben si addice a “Estasi culinarie”, romanzo che l’autrice de “L’eleganza del riccio” ambienta nel medesimo palazzo di Rue de Grenelle che custodisce le gesta della portinaia Renée.
Con un’avvertenza: “Estasi culinarie” è l’antecedente e quindi “stessa strada, stessa porta” si riferisce più al riccio che a “Une gourmandise”.
In questo primo capitolo della saga siamo al quarto piano del palazzo signorile e qui troviamo il sessantottenne Monsieur Arthens, il più grande critico gastronomico del mondo, che è… in punto di morte. E, come dice un altro detto (questa volta non mutuato da una canzone di Battisti), ognuno in punto di morte rivede la propria vita. Ovvio dunque per il moribondo chef veder scorrere i fotogrammi delle delizie, dei manicaretti e delle altezzose tappe di una carriera che ha raggiunto il culmine della fama, dell’arroganza e dell’aridità umana.
Assenza di doti umane ed estetica del palato si fondono in una retrospettiva che ha un unico fine per il moribondo: quello di individuare disperatamente l’unico sapore che il buongustaio vorrebbe assaggiare di nuovo prima di morire ("Ormai niente ha più importanza. Eccetto questo sapore che inseguo nei recessi della memoria e che, furente per un tradimento che io nemmeno ricordo, mi resiste e ostinatamente mi sfugge"). Del resto chi non ha mai sperimentato qualcosa di analogo? A me, anche in questi giorni, per esempio capita di avere nella mente uno sceneggiato televisivo, che guardavo da bambino e al quale associo alcuni ricordi visivi e sensazioni vivide, ma non riesco a identificarlo e a ricordarne il titolo, neppure digitando parole chiave nella stringa di google…
La ricerca del sapore perduto nel tempo (o di qualsiasi altra sensazione nell’esperienza personale) è la riscoperta di una sfumatura essenziale dell'infanzia, sepolta sotto le sovrastrutture di una vita trascorsa tra raffinatezze inutili, e per il lettore ha il sapore di una beffa: "E se, in fin dei conti, a sfidarmi beffardamente fosse qualcosa di insipido?"
Un romanzo lezioso, da leggere quando si è già letto di tutto, per apprezzare un particolare, un dettaglio, una raffinatezza culturale più che gastronomica.
Bruno Elpis
Indicazioni utili
"Di viole e liquirizia" di Orengo.
Commenti
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Ciao, Bruno...buona giornata...
Però la tua recensione è sempre preziosa e se vuoi ti aiuto a capire qual'è quello sceneggiato.... ;)
Valentina
L'eleganza del riccio l'ho apprezzato molto (nonostante le dissertazioni di troppo) e questo antecedente avrei voluto leggerlo ma, dopo la tua recensione, non ne sono più tanto convinta.... :)
@ Valentina: affare fatto, ma credo sia un’impresa disperata (anche perché la mia infanzia risale a epoca archeologica). :-)
Gli indizi sono: film a puntate trasmesso dalla TV della Svizzera italiana, direi nella seconda metà degli anni sessanta. Ambientazione in montagna. Protagonista un bambino, mi pare si chiamasse Sebastien. Scopre di essere figlio di contrabbandieri, almeno mi pare. Grazie a chi mi aiuterà a mettere a fuoco…
La serie francese per la tv, Belle e Sebastien, ambientato in montagna, e del 1967 (da cui poi la serie giapponese) sarebbe troppo facile vero?? :D
Non se ne scendeva proprio!E quel due in piacevolezza mi conferma che non era stata solo una brutta impressione la mia...
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io ho amato L'eleganza del riccio e mi chiedevo come fosse questo romanzo della Barbery assi poco letto rispetto all'altro....
il tuo commento mi è stato davvero utile.!