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Vivere è morire.
Che cos'è il rumore bianco? Lo sapete? Premetto che io prima di leggere questo libro non lo sapevo, e ora che l'ho finito credo che sia il titolo più azzeccato che De Lillo poteva dargli. Il rumore bianco, per chi non lo sapesse, è un particolare tipo di rumore caratterizzato dall'assenza di periodicità nel tempo e da ampiezza costante su tutto lo spettro di frequenze. In sostanza è il rumore che producono gli elettrodomestici: televisori, computer, condizionatori, etc etc, e già qui troviamo una prima lampante analogia con i libri di De Lillo ( gli elettrodomestici, o più in generale la tecnologia, sono sempre parte integrante dei suoi romanzi). In seconda battuta, cosa più attinente al libro, il rumore bianco viene usato in meditazione perché pare favorisca il rilassamento, e come vedremo il rilassamento e gli elettrodomestici sono il fulcro di questo romanzo. Il libro si articola in tre grandi capitoli: "Onde e radiazioni", "l'evento tossico aereo" e "Dylarama". Il protagonista di questo romanzo è Jack, professore in un piccolo college della provincia americana, marito di Babette (quarta moglie) e padre di 4 figli (ognuno con una moglie diversa). Nel primo capitolo De Lillo ci descrive la vita di questa tipica famiglia americana, immersa nella comodità dei loro elettrodomestici, persi nelle kilometriche mall americane, dove è possibile trovare tutto ciò che riempie la vita di ogni essere umano, dall'elettrodomestico all'utensile per il giardino alla rivista, che "parla di star e morte". Tutto ciò che riempie la nostra vita e che ovatta il nostro protagonista dal mondo esterno, Jack passa infatti la sua vita tra i suoi studi hitleriani, i suoi discorsi esistenziale con l'unico amico Murray e le discussioni familiari con i vari figli (un pò troppo intellettuali a volte...). Si sente sicuro, protetto, rilassato in questo ambiente a lui familiare, dove tutto va come programmato. Finché un giorno succede un evento che cambia la vita del nostro protagonista, a qualche miglio da casa sua un incidente ferroviario fa si che da un vagone venga esalata nell'aria una nube tossica che, trasportata dal vento, inizia a minacciare la tranquilla vita di questa piccola provincia. Parte il classico esodo da film americano, ogni famiglia prepara le valigie e scappa seguendo le indicazioni dell'esercito. In questa fuga però Jack, che era sceso dalla macchina per fare benzina, inala queste sostanze tossiche, ed in seguito, tramite delle analisi, viene a sapere che queste sostanze gli saranno letali. Qui inizia il terzo capitolo e la vita del nostro protagonista cambia radicalmente, nella sua esistenza entra infatti un fattore che lui non aveva mai preso in considerazione: la morte. Jack scopre infatti che la moglie soffre da tempo di questa paura e che da un pò di tempo prende delle pasticche che, agendo sul cervello, inibiscono questa paura. Inizialmente Jack non vuole avvicinarsi a queste pasticche, anzi cerca di far si che anche Babette smetta di prenderle, alla lunga però cede e chiede a Babette di dargliene una. Nel frattempo però la figlia, per fare un favore alla madre, le prende dal ripostiglio e le distrugge. Inizia così una folle rincorsa del nostro Jack alla ricerca del Dylar, tra folli rivelazioni della moglie e tentati omicidi. Un romanzo simpatico e sorprendente in cui la vera protagonista è la morte, elemento che nella società moderna spesso viene dimenticato o comunque sottovalutato, ma che poi una volta entrato nelle nostre vite, come in quella del protagonista, riesce a condizionarla profondamente. Sempre meraviglioso lo stile di De Lillo, che, maestro del postmodernismo, ci ricorda sempre come le nuove tecnologie condizionano e modellano le nostre vite lasciando sempre meno spazio alle emozioni e ai sentimenti. Un'altra cosa che amo dello sfuggente scrittore americano è la capacità di ribaltare il campo (passatemi il termine calcistico) passando in poche righe da una tesi ad un'altra completamente opposta ma sempre con estrema naturalezza. Un libro che metto tra i top 3 di De Lillo, non all'altezza di Underworld ma comunque godibilissimo.
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