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Addio alle armi
 
Addio alle armi 2013-11-21 14:40:42 chicca
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chicca Opinione inserita da chicca    21 Novembre, 2013
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Capolavoro

ADDIO ALLE ARMI è un romanzo di E. Hemingway pubblicato nel 1929 .
Siamo nel 1917 e l'americano Frederic Henry, che presta servizio nei reparti sanitari dell'esercito italiano alla guida di un'ambulanza, conosce un'infermiera inglese, Catherine Barkley, e se ne innamora, ricambiato. Frederic viene ferito e Catherine si trasferisce nello stesso ospedale dove è ricoverato lui, a Milano , per curarlo. Durante la convalescenza trascorrono in Svizzera il loro periodo più felice, lontani dagli orrori della guerra e Catherine confessa a Frederic di essere incinta. Lui deve pero' tornare al fronte, e si trova coinvolto nella ritirata di Caporetto. Non vado oltre altrimenti svelerei troppo della trama.
Il romanzo pare sia ispirato alle esperienze di guerra sul fronte italiano che Hemingway visse realmente durante la prima guerra mondiale, infatti anche lui come Frederic fu ferito ad una gamba e in ospedale conobbe e si innamorò di Agnes von Kurowsky, una giovane infermiera.
La loro fu una relazione travagliata e alla fine lei decise di lasciarlo.
Chissà cosa avrà pensato vedendosi ritratta in uno dei romanzi più famosi al mondo...
Ma questo romanzo non è solo un racconto d'amore e di guerra, in esso è racchiuso il senso stesso della vita, fatta di precarietà , in cui l'uomo è in balia degli eventi e i momenti di serenità e d' amore sono l'unica cosa che abbia senso e per cui valga la pena lottare.
Stupende sono le descrizioni dei luoghi e le immagini che riportano alla mente rievocano nel lettore gli stati d'animo dei protagonisti, spesso devastati e intristiti dalla pioggia, dal fango, dalla morte, a volte, più raramente, felici come in una splendida giornata di sole.
Questo romanzo non poté essere pubblicato in Italia fino al 1948 perché ritenuto lesivo dell'onore delle Forze Armate dal regime fascista, sia per la descrizione della disfatta di Caporetto, sia per un certo antimilitarismo sottinteso nell'opera, per fortuna c'era una certa Signora Fernanda Pivano che si è fatta pure il carcere per averlo tradotto clandestinamente già nel 1943.
Grazie Fernanda, e che la buona sorte mandi alle prossime generazioni altre donne come te, ne abbiamo davvero bisogno.

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