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La distruzione dell'uomo borghese
John, borghese di successo, fa un lavoro che non ama ma che gli garantisce ottimo stipendio e stima dei colleghi, ha una moglie bruttina con cui ha un rapporto abbastanza stabile e formale, un figlio, degli amici noiosi. Tutto sommato conduce una vita moderatamente insopportabile e di certo non all'altezza dei suoi sogni di gloria. Il suo desiderio è da sempre quello di sfondare come produttore nel mondo del cinema, essere alto e avere una ragazza stupenda. Come conseguenza delle sue nevrosi e frustrazioni ha un episodio psicotico da cui si riprende molto presto ma che gli causa un ricovero coatto in una clinica dove viene a contatto con il terribile mondo della malattia mentale. Da lì, l'idea di fare un film di questa sua esperienza grazie anche alla relazione che intreccia con una volubile e ricca ragazza che ha tutto quello che manca a sua moglie: spontaneità, bellezza, impulsività, senso artistico. In realtà il cocktail Pamela-cinema sarà troppo per lui, e l'arido, spietato cinismo del mondo cinematografico avrà la meglio sulla sua precaria salute mentale mandando in frantumi il suo fragile equilibrio, con un piano cinicamente premeditato e abilmente sceneggiato.
Tutto sommato John è molto solo, non incontra nessuno che gli piace veramente dal punto di vista umano. E forse il dramma della condizione di borghese è questa fragilità nei rapporti con le persone, tra formali e superficiali, tra ingessati e vuoti in cui una vera comunicazione è quasi sempre assente.
Il problema di John sarà quello di avvicinarsi troppo ai suoi sogni, così tanto da vedere che sognare non è lo stesso di arrivare. Il sogno realizzato ha tutte le imperfezioni e le crudezze della realtà.
Il libro è piacevolissimo, ha uno stile brillante, molto ironico e caustico ma un retrogusto amaro. Bellissimo!
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