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Una dolorosa vicenda umana
Nemesi è una romanzo doloroso, intriso di un sottile tormento dalla prima all’ultima pagina, ma è questo l’aspetto che rende questo romanzo di Roth estremamente riuscito.
Le vicende narrate riguardano la comunità ebraica americana di Newark, colpita da un flagello, la polio, durante la torrida estate del 1944. Bucky Cantor, il giovane istruttore sportivo protagonista della storia, deve combattere contro questo dramma che colpisce alcuni dei ragazzi a lui affidati.
La scrittura densa e compatta di Roth rende la parte iniziale del romanzo un po’ lenta nello svolgimento, a mio avviso, ma pagina dopo pagina, l’intensità drammatica del libro cresce, insieme alle inquiete scelte che il protagonista dovrà compiere.
Nell’ultima parte del libro le vicende si susseguono affannose e coinvolgenti, e, personalmente, mi hanno “costretto” a leggere fino all’ultima pagina senza poter chiudere il libro.
Stupisce quanto questo autore sia riuscito a creare la profondità e la complessità psicologica del personaggio protagonista, un giovani segnato da una vicenda familiare molto dura, e le cui scelte, anche quelle più difficili da condividere, trovano tutte un concreto fondamento nelle sue vicende personali. Il meccanismo psicologico intessuto dall’autore si rivela al termine della lettura praticamente perfetto. Un'attenzione particolare va rivolta alla visione di Dio che matura nel corso del racconto da parte di Bucky, un sentimento schietto, viscerale, privo di ipocrisie e profondamente vero.
Si esce da queste pagine con la dolorosa sensazione che per alcuni non esista una via per la redenzione.
Philip Roth è riuscito a creare una storia molto vivida, segnata dal dramma, ma emotivamente riuscita alla perfezione, anche grazie a tutti i personaggi di contorno, magistralmente funzionali alla narrazione.
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Da vivere intensamente sia nei suoi risvolti positivi sia in quelli negativi che ci hai esposto...complimenti Marco!
Pia