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Camere con vista sull’Egitto
Il Cairo, capitale d’Egitto e importantissimo centro politico e culturale del mondo arabo, come ogni metropoli che si rispetti di storie da raccontare ne ha davvero tante con quella smisurata varietà di gente di ogni risma che ne caratterizza la popolazione e che si potrebbe definire un vero e proprio miscuglio antropologico. Al-Aswani ce la presenta attraverso gli inquilini di uno degli edifici più prestigiosi della città, palazzo Yacoubian. I suoi dieci piani dominano un’arteria vitale come via Suleyman pasha, al suo interno troviamo rappresentanti di ogni ceto sociale, di ogni condizione economica, conosciamo le più disparate esperienze e i più svariati modi di affrontare la vita. Lussuosi appartamenti, studi prestigiosi, sedi di importanti società mentre sul terrazzo la gente povera vive in miseri stanzini trasformati in abitazioni di fortuna. Spiando dietro ogni porta si entra in una storia diversa, guardando fuori da ogni finestra sia ha la stessa visione panoramica su un Egitto diviso tra la voglia di occidentalizzazione e il naturale attaccamento alla mentalità tradizionale. Una lotta tra due diverse culture che non trova però un vero vincitore e nella quale a prevalere sono per lo più i lati negativi di entrambe: corruzione, sete di denaro, prevaricazioni e ingiusti privilegi, servilismo e abusi, sessismo, sciovinismo, assenza di valori morali da una parte e fanatismo religioso dall’altra. Un ritratto a tinte forti con un palese scopo di denuncia nei confronti del trentennale governo Mubarak, da cui si evincono chiaramente le ragioni che hanno portato alla rivoluzione del 2011. Storie amare che si intrecciano e si incrociano con un ritmo incalzante, raccontate con stile e capaci di emozionare e coinvolgere. Dal giornalista libertino invaghito di un giovane soldato al sarto con mire espansionistiche sul terrazzo, dal dongiovanni senza età in lite con la sorella all’umile portiere che ripone le sue speranze sul figlio, dal pecoresco domestico che arrotonda le entrate con le creste all’imprenditore senza scrupoli che tenta la carriera politica. Ma le storie più emblematiche sono forse quelle di Taha e Buthayna, due giovani fidanzati costretti a subire in maniera diversa e per ragioni differenti la violenza fisica e morale di una società corrotta e malata. La loro rabbia si incanalerà in maniera diversa, le loro vite si separeranno, ma almeno per uno di loro ci sarà una sorta di lieto fine. “Taha la fissò a lungo poi riabbassò la testa e lei proseguì dicendo: Dai, Taha, smettila. È vero che sono di un anno più giovane, ma ho lavorato e il lavoro mi ha insegnato a vivere. Taha, questo paese non fa per noi. L'Egitto è per quelli che hanno i soldi. Se tu avessi avuto le ventimila lire per la bustarella, ti avrebbero chiesto cosa faceva tuo padre? Se fai i soldi ti spetta tutto, se invece resti povero ti calpestano".
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Anche io ho amato l'Egitto ed ho ancora negli occhi Il Cairo, come Cub...
da come ce ne parli, Enrico, è un romanzo davvero interessante!
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