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Perduto come un uomo nella notte
Questa è una storia di non amore, che inizia di fatto con l'immagine di una donna rapata a zero e denudata che urla insulti e oscenità contro alcuni ragazzi che la circondano. Una donna probabilmente punita per la sua condotta riprovevole nel periodo del primo conflitto mondiale, mentre il marito era al fronte.
Marcel, io narrante del romanzo, porterà dentro di sé i segni di questa scena della sua infanzia, e la figura umiliata della madre, il suo insolito turpiloquio, ne distruggeranno per sempre la capacità di amare.
Simenon, con stile semplice e scorrevole, non rinuncia in quest'opera a seminare indizi ed interrogativi, ma di natura psicoanalitica.
“...ero diventato un uomo felice, mettetevelo bene in testa, amavo mia moglie e amavo mia figlia”.
La necessità di ribadirlo – forse più a se stesso che a chi legge – nasce da una contraddizione di fondo, perché Marcel accoglie con gioia lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e aspetta con ansia che la Francia sia invasa dai tedeschi: “Quella guerra, scoppiata all'improvviso dopo un anno di calma apparente, era una faccenda personale tra me e il destino”.
Nella sua vita deve succedere qualcosa che nessuno ha il potere di controllare (neppure il suocero che ha deciso tutto per lui), c'è un appuntamento a cui non può e non vuole mancare.
Decide di fuggire con la famiglia prima dell'arrivo dei tedeschi, malgrado la gravidanza avanzata della moglie, acquista provviste per il viaggio, tra cui - emblematica distrazione - un salame all'aglio che moglie e figlia detestano.
Sono profughi ormai, e attendono la partenza del treno che li porterà a sud, verso destinazione ignota: “Non sentivo dolore, e non pensavo a niente”.
A parte una piccola fitta di nostalgia per il gallo e le galline lasciate ad un vicino, Marcel lascia senza rimpianti la sua casa e il suo laboratorio di elettrotecnico, considera anzi “intollerabile” la sola idea di tornare indietro.
Unica costante preoccupazione, quella di avere sempre a portata di mano gli occhiali di riserva, senza i quali, miope com'è, si sente “perduto come un uomo nella notte”.
Cosa cerca Marcel? Cerca una felicità incondizionata, senza passato né futuro, destinata a non durare per la sua stessa intensità: “Un suono acuto, squisito, che faceva deliziosamente male”.
La trova su un carro bestiame, in una donna straniera che gli si concede subito, con l'urgenza e la spensieratezza di chi vive disperatamente il presente: “Torturavamo le nostre carni nel vano tentativo di fonderle in una sola”.
Lei carpisce al volo i suoi pensieri e lo seguirà ovunque fino a quando sarà possibile, mentre in quello stato di ebbrezza lui ritrova odori e sapori di un'infanzia irrisolta.
Vieni con me, le dice, ti amo, le dice...
“Ma poi era lei che amavo, o la vita?”
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ciao paola
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