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Il vino della solitudine
 
Il vino della solitudine 2013-11-11 05:33:01 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    11 Novembre, 2013
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Odio, vendetta, solitudine

Madre e Padre

Bella è una donna volubile, capricciosa, infedele. Pur essendo piacente d’aspetto, ha qualcosa che ricorda un’arpia (“Un’agile e spasmodica torsione che ricordò a Hélène il movimento dei serpenti ritti su una testa di Medusa…”). Ha sposato Boris per interesse (“Voi! Sposare un piccolo ebreo oscuro, vissuto Dio sa dove, di cui non si conosce neanche la famiglia!”), ha una figlia che non ama e che la ricambia (fin da piccola, Hélène nelle preghiere “sostituiva il nome di sua madre con quello di Mademoiselle Rose, con una vaga speranza omicida”).

Boris “sapeva che la moglie era corteggiata, che piaceva agli uomini… E lui l’amava…” Litigi e tradimenti sono all’ordine del giorno (“Karol partì e le serate tornarono a essere tranquille”). La personalità di Boris è recessiva (“Karol era interessato solo al denaro, al meccanismo del denaro, agli affari, e Hélène era una bambina innocente che stava in adorazione davanti a lui”) e immatura (“Ha una sola passione che gli divora lentamente l’anima: il gioco, alla borsa o a carte”). Frequenta “uomini d’affari febbrili, inquieti, dallo sguardo impaziente, le mani tese e avide come gli artigli” e ha “sempre tenuto gli occhi chiusi, rimosso la verità”.

La figlia

In questo clima familiare, la figlia matura il proprio odio viscerale per la madre (“Nutriva nei confronti di sua madre un odio strano che sembrava crescere con lei; che, come l’amore, aveva mille ragioni e nessuna…”), che tradisce Boris con quello che oggi chiameremmo “toy-boy”: il nipote Max.
Naturale per Hélène invidiare gli altri nuclei familiari, patire le allusioni dei grandi e soffrire: “Le sembrava di percepire tutta la solitudine che c’era nel mondo; la camera diventava ostile e terrificante…”
“Nel suo petto il cuore era pesante e colmo di un dolore complicato, strano e indecifrabile.”
E concludere: “Sarei meno infelice in collegio.”

Infanzia e adolescenza

L’infanzia di Hélène è in una cittadina sul Dnpr (“Il ricordo la rendeva più bella, le dava un fascino malinconico. Rievocavano, sognanti, l’aria limpida e gelata dell’autunno, le strade addormentate, il tubare dei colombi selvatici, l’antico parco dello Zar, sul fiume, gli isolotti verdi e i campanili d’oro dei conventi…”), con escursioni a Parigi e Nizza. L’adolescenza è a Pietroburgo (“Hélène la odiava già quella città sconosciuta; la guardava e si sentiva stringere il cuore come nell’imminenza di una disgrazia”). Poi la famiglia fugge in Finlandia (dove Hélène ha una relazione più giocosa che erotica con lo sposato Fred: “Proprio come a lei gli piacevano l’aria pura, il sole, le grida e i capitomboli sulla neve bagnata e soffice”) e ripara (“Il soffio della rivoluzione, e la conseguente, capricciosa diaspora di uomini e cose sulla superficie della terra, nel luglio del 1919 spinse i Karol ad approdare in Francia”) a Parigi (“Era l’epoca in cui la Borsa volava…” “Le donne… portavano un modello d’abito che si chiamava gosse de riches, che fasciava i fianchi e mostrava fino alle cosce le gambe vigorose”).

Il disegno di Hélène

Presto l’idea della vendetta (“Eppure ho la vendetta a portata di mano”) si fa largo (“Vendicarmi! Ah, non posso rinunciarvi!”) perché “ogni giorno che passa toglie un’arma a te e ne aggiunge una a me” e perché “un’infanzia rovinata, quella non si perdona”.
Tra convinzioni dominate dall’astio (“Dammi retta, ragazzo, non si ama un uomo per se stesso, lo si ama contro un’altra donna”), attenuati complessi di colpa (“Ho passato la vita a combattere contro un sangue detestabile, ma questo sangue è anche in me”) e progressiva trasformazione del sentimento negativo (“guardando sua madre con un sentimento che non era più odio ma una sorta di orrore davanti a quel volto devastato, pesto, imbellettato…”), Hélène trova nell’orgoglio e nella determinazione la sua strada: “Sono sola, ma la mia solitudine è aspra e inebriante”.

“Il vino della solitudine” è una tragedia moderna ove la nuova declinazione di Medea incrocia complessi edipici ed Erinni, per ribadire drammatiche verità: il bisogno di sentirsi amati, il diritto ad avere un’infanzia felice, il ruolo tragico del protagonista, che è completamente solo nella sua lotta per la vita. Nello stile magico di un’autrice che incanta anche narrando gli orrori familiari di Hélène.

Bruno Elpis

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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
... Medea, Edipo re.
Altre opere dell'autrice.
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Commenti

4 risultati - visualizzati 1 - 4
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Ho provato tristezza nella lettura di questa tua recensione.
Si può perdonare un'infanzia rubata? ...quali le probabilità...quali le condizioni necessarie perchè avvenga?...non lo so...
Ciao Bruno, Pia.
In risposta ad un precedente commento
Bruno Elpis
11 Novembre, 2013
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No Pia, io penso che sia un errore imperdonabile. E con l'autrice dico - anzi urlo: "un'infanzia rovinata, quella non si perdona",!!! :-)
In risposta ad un precedente commento
Pia Sgarbossa
11 Novembre, 2013
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Lo so che hai ragione e condivido...speravo di trovare in te un barlume di speranza...ma non posso che essere d'accordo col tuo grido, al quale mi associooo !!!
Pia
gracy
11 Novembre, 2013
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In silenzio...senza inutili domande....Enchanted!
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