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Un po' nani, un po' Jolly
Il romanzo narra la storia di un bambino, Tom Hans, in viaggio verso Atene alla ricerca della madre fuggita otto anni prima per ritrovare se stessa, ad accompagnarlo è il padre, da lui chiamato “pater”, che funge da guida del viaggio e non solo, offre infatti all’autore l’opportunità, attraverso le innumerevoli pause-sigarette, di mostrare il suo pensiero e le sue riflessioni sul mondo. “Chi siamo? Da dove veniamo?” Sono sempre queste le domande cardine intorno alle quali ruotano i romanzi di Gaarder. Non a caso è scelto come protagonista un bambino, la sua mente è libera da ogni pregiudizio, è ancora in grado di meravigliarsi di fronte allo spettacolo di un panorama e di lasciarsi affascinare da un libricino trovato dentro un panino regalatogli da un panettiere lungo la strada e ancora di sorprendersi all’incontro casuale di un nano nei posti più disparati d’Europa.
L’enigma del solitario è però anche la storia (nella storia…… gioco caro a Gaarder questo delle scatole cinesi) di un marinaio che fa naufragio su un’isola magica abitata da strani animali a sei zampe e da piccoli esseri viventi, ognuno munito di un piccolo numero e di un seme delle carte da gioco. Ci sono i fiori, i cuori, i quadri e le picche, e ancora i re, i fanti e le regine. Da dove sono spuntate queste carte da gioco? C’è qualcuno in grado di rispondere a questa domanda? Ma soprattutto in grado di porsi questa domanda? Si, se dal mazzo di carte sbuca un jolly, figura chiave del libro. “Un jolly è un giullare, un piccolo essere diverso da tutti gli altri. Non è di fiori nè di quadri; non è di cuori nè di picche. Non è nè un otto nè un nove, non è nè un re e neppure un fante. Fa parte del mazzo come tutte le altre carte, ma in realtà è un corpo estraneo”.
Ognuno di noi svolge il proprio ruolo inconsapevolmente: come le carte di un mazzo, ognuno ha la propria maschera e il proprio valore non conquistato ma assegnato dal gioco stesso ed ognuno perso nel gioco dimentica di pensare e continua a lasciarsi vivere. Unico outsider il jolly, il pensante, colui che pone quesiti, l'inaspettato: lui non ha maschere, non ha un valore disegnato addosso, non ha un ruolo. Il jolly rappresenta l’uomo-filosofo (un po’ come il pater), colui che non si accontenta di essere al mondo, ma vuole scoprire il mistero, risolvere l’enigma del grande solitario a cui stiamo giocando.
Dunque un romanzo semplice in grado però di proporci domande a cui non sempre pensiamo, intontiti come i nani dalla gazzosa purpurea, una bevanda magica che li riempie di sensazioni ma spegne il loro intelletto, perché spesso anche noi preferiamo bere la nostra gazzosa purpurea e ci lasciamo andare all’abitudine, alla quotidianità, a ciò che fanno gli altri…. Ma se dal mazzo di carte sbucasse un jolly e mettesse in discussione il gran solitario che è la nostra vita, come reagiremmo? E se in ciascuno di noi ci fosse un pezzetto di jolly, pronto a sbucare quando meno ce l’aspettiamo?
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