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La vita attraverso gli occhi di chi soffre
"Gente come noi, che lavora nei ranches, è la gente più abbandonata del mondo. Non hanno famiglia. Non sono di nessun paese. Arrivano nel ranch e raccolgono una paga, poi vanno in città e gettano via la paga, e l'indomani sono già in cammino alla ricerca di lavoro e d'un altro ranch. Non hanno niente da pensare per l'indomani." Siamo nella California degli anni '30 oppressa dalla grande depressione: il lavoro scarseggia, quel poco che c'è è massacrante, sottopagato e poco duraturo, i braccianti sono costretti ad una vita nomade, cambiano continuamente posto secondo la stagione e le offerte lavorative, non hanno certezze né prospettive, non hanno un progetto, un futuro. Nella stessa condizione si trovano i due protagonisti del libro, George e Lennie, due amici inseparabili che passano di ranch in ranch, di lavoro in lavoro per guadagnare spezzandosi la schiena quel poco di cui hanno bisogno per campare. George è un ometto piccolo ma molto scaltro, Lennie un gigante con la forza di un toro ma con il cervello di un bambino e una naturale propensione a cacciarsi suo malgrado nei guai trascinandoci anche l'inseparabile amico e tutore. Non hanno niente e nessuno, tranne il bene preziosissimo della loro inossidabile amicizia e un sogno: mettere da parte un po' di soldi per avere una casetta tutta loro, un pezzo di terra da coltivare, maiali, galline, persino una mucca. Vivere "del grasso della terra". E poi avranno i conigli, e sarà Lennie ad accudirli, andrà al campo a riempire un sacco di erba medica e lo vuoterà nelle loro gabbie. Un sogno quasi impossibile che proprio quando sembra vicino alla realizzazione si scontra con un amaro e inesorabile destino: allora per George e Lennie ci sarà un'ultima, difficile e struggente prova d'amicizia e d'amore fraterno. Spietata metafora della condizione umana quest'opera di Steinbeck racchiude in poche pagine una forte dose di emozioni grazie al fascino dei personaggi e ad una trama semplice ma molto coinvolgente che tocca tematiche importanti molto care all'autore come la precarietà dell'uomo, la povertà e le ingiustizie sociali. Un libro intriso di realismo, con una prosa semplice che nei frequenti dialoghi rispecchia lo slang povero e sgrammaticato dei contadini dell'epoca per poi salire a livelli più alti nelle bellissime parti descrittive. Ma la vera grandezza di Steinbeck è come sempre la capacità guardare e raccontare la vita attraverso gli occhi di chi soffre, e questo rimane il punto di vista migliore per cercare di capire il mondo e l'unico che possa veramente permetterci di cambiarlo in meglio.
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ciao paola
anche io ho amato questo romanzo breve ma intenso!
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