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Uomini e topi
 
Uomini e topi 2013-11-04 19:22:56 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    04 Novembre, 2013
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La vita attraverso gli occhi di chi soffre

"Gente come noi, che lavora nei ranches, è la gente più abbandonata del mondo. Non hanno famiglia. Non sono di nessun paese. Arrivano nel ranch e raccolgono una paga, poi vanno in città e gettano via la paga, e l'indomani sono già in cammino alla ricerca di lavoro e d'un altro ranch. Non hanno niente da pensare per l'indomani." Siamo nella California degli anni '30 oppressa dalla grande depressione: il lavoro scarseggia, quel poco che c'è è massacrante, sottopagato e poco duraturo, i braccianti sono costretti ad una vita nomade, cambiano continuamente posto secondo la stagione e le offerte lavorative, non hanno certezze né prospettive, non hanno un progetto, un futuro. Nella stessa condizione si trovano i due protagonisti del libro, George e Lennie, due amici inseparabili che passano di ranch in ranch, di lavoro in lavoro per guadagnare spezzandosi la schiena quel poco di cui hanno bisogno per campare. George è un ometto piccolo ma molto scaltro, Lennie un gigante con la forza di un toro ma con il cervello di un bambino e una naturale propensione a cacciarsi suo malgrado nei guai trascinandoci anche l'inseparabile amico e tutore. Non hanno niente e nessuno, tranne il bene preziosissimo della loro inossidabile amicizia e un sogno: mettere da parte un po' di soldi per avere una casetta tutta loro, un pezzo di terra da coltivare, maiali, galline, persino una mucca. Vivere "del grasso della terra". E poi avranno i conigli, e sarà Lennie ad accudirli, andrà al campo a riempire un sacco di erba medica e lo vuoterà nelle loro gabbie. Un sogno quasi impossibile che proprio quando sembra vicino alla realizzazione si scontra con un amaro e inesorabile destino: allora per George e Lennie ci sarà un'ultima, difficile e struggente prova d'amicizia e d'amore fraterno. Spietata metafora della condizione umana quest'opera di Steinbeck racchiude in poche pagine una forte dose di emozioni grazie al fascino dei personaggi e ad una trama semplice ma molto coinvolgente che tocca tematiche importanti molto care all'autore come la precarietà dell'uomo, la povertà e le ingiustizie sociali. Un libro intriso di realismo, con una prosa semplice che nei frequenti dialoghi rispecchia lo slang povero e sgrammaticato dei contadini dell'epoca per poi salire a livelli più alti nelle bellissime parti descrittive. Ma la vera grandezza di Steinbeck è come sempre la capacità guardare e raccontare la vita attraverso gli occhi di chi soffre, e questo rimane il punto di vista migliore per cercare di capire il mondo e l'unico che possa veramente permetterci di cambiarlo in meglio.

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Commenti

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Grazie per la bella recensione. Bella e struggente.
Grazie a te Antonella :-)
bravo enrico, forse lo leggero', pensavo tempo fa al mio primo vero libro, e mi era sembratro proprio di questo autore. così forse dopo la tua , ci penserò seriamente.
ciao paola
In una parola, empatia. Deliziosa e convincente la tua rece, metto senz'altro in lista.
Grazie Paola e Cristina...io avevo già letto Furore di Steinbeck e mi era piaciuto tantissimo, vi consiglio anche quello...
Bravo Enrico!
anche io ho amato questo romanzo breve ma intenso!
Una recensione da standing ovation Enrico....mi è piaciuta tantissimo!
gracy
06 Novembre, 2013
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Touché!
Grazie ragazze...ora di Steinbeck ho puntato "La battaglia", sembra bello e coinvolgente anche quello
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