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La nostalgia delle origini
L’Autore, pur vivendo in California, ha profonde radici in Afghanistan e dalla sua terra trae spunti per romanzi che rivelano nostalgie e ricordi mai sopiti, Anche in questo romanzo, forse meno che nei due precedenti ( “ Il cacciatore di aquiloni” e “Mille splendidi soli”), traspare l’amore per la sua terra , mai disgiunto dal desiderio che la stessa ritorni ad una serena vita civile dopo le tormentate vicende degli ultimi cinquant’anni. Ed è appunto in questi anni che si dipanano le vicende narrate, dall’invasione sovietica del ’79 all’avvento della Repubblica islamica, dalla presa del potere da parte dei talebani all’arrivo delle truppe USA nel 2001 (il piano “Enduring Freedom”) fino all’insediamento del governo Karzai ed all’arrivo degli aiuti umanitari. Una ragazzina di nome Pari lascia la famiglia (siamo negli anni ’50) e il suo misero villaggio, per essere ceduta dal padre ad una ricca famiglia di Kabul . Così inizia il romanzo, e da qui comincia una serie di vicende che coinvolgono diversi ambienti familiari : persone che emigrano in Francia e negli USA, ritrovandosi dopo anni per riannodare i fili nostalgici del loro passato e cercando nei luoghi dell’infanzia ricordi e storie di personaggi che riaffiorano per poi disperdersi travolti dall’incalzare degli eventi. Grande è la capacità di Hosseini di rinverdire situazioni e nostalgie, con un’attenzione particolare ai palpiti del cuore. Forse c’è troppo buonismo nei personaggi descritti : solo un accenno ai signori della guerra e della droga, che pur hanno avuto ed hanno un ruolo importante nella tormentata storia degli ultimi anni. L’Autore preferisce credere in un futuro migliore, sottolineando il fervore degli aiuti umanitari in una Kabul che rinasce dalle rovine della guerra e affidandosi alla speranza in un ritorno alla pacifica convivenza. Due osservazioni di tipo formale . Manca un indice dei capitoli, la cui utilità mi è sembrata indispensabile data la unusuale lunghezza degli stessi. In secondo luogo, Hosseini vive ormai pienamente la sua “american way” : alla fine del romanzo, nel novero delle persone da ringraziare appare anche la moglie Roya, alla quale invia il solito tradizionale e un po’ banale “ I love you”. Nulla di male, ovviamente, anche se mi assale il dubbio che i mariti americani abbiano sempre qualcosa da farsi perdonare… Queste piccole critiche però non mi esimono dal segnalare il bellissimo verso, citato da Hosseini, di un famoso poeta persiano (lo troverete dopo il frontespizio e le dediche), verso che precede ed in certo qual modo sintetizza lo spirito che anima il romanzo : “ Ben oltre le idee di giusto e di sbagliato c’è un campo. Ti aspetterò laggiù “ (Jalauddin Rumi, XIII sec.).