Dettagli Recensione
caleidoscopio
“Il bosco dei biancospini” è un libro suddiviso in sedici capitoli. Tredici di essi raccontano altrettante vicende tra loro diverse e in cui l’elemento ricorrente è la presenza di qualche riferimento ad una prodigiosa fonte dedicata a Sant’Anna, situata in un bosco nei pressi di Rossmore, cittadina irlandese. La struttura di tali capitoli è particolare: ciascuno di essi è diviso in due parti la cui narrazione è affidata ogni volta a due personaggi i quali raccontano in prima persona o l’inizio o la fine della storia che li vede coinvolti, portando alla vicenda il loro personale punto di vista. Mi è piaciuto moltissimo questa scelta stilistica che, a mio avviso, mette in luce la maestria dell’autrice Maeve Binchy: mi sono sentita un po’ una confidente incuriosita da ciò che una moltitudine di protagonisti, ben ventisei, aveva da raccontarmi e divertita dal fatto che in ogni storia la doppia narrazione mi avesse permesso di farmi un’idea più ricca della stessa. La semplicità è la caratteristica che ho trovato comune a tutti i racconti i cui temi sono vari: amicizia, amore, famiglia, lavoro; alcuni di essi risultano teneri, delicati, piacevoli, altri, al contrario, folli e taglienti. I restanti tre capitoli del libro, invece, sono stilisticamente molto diversi. Essi fanno da cornice, sono scritti in terza persona e hanno per vera protagonista la fonte di Sant’Anna che rischia di essere rimossa a causa della costruzione di una nuova strada che dovrebbe passare proprio nel bosco dove è collocata. I cittadini di Rossmore si dividono: alcuni sono molto affezionati al piccolo santuario e spesso vi si recano ancora per ritrovare un po’ di speranza e consolazione; altri, invece, sono più propensi a pensare che la cittadina abbia bisogno di trovare una soluzione per il traffico… Un libro senza troppe pretese ma che, personalmente, ho trovato gradevole. La presenza di tantissime voci narranti può creare un po’ di confusione: per questo lo consiglio solo a chi piace questa precisa scelta stilistica e, comunque, mi sento di suggerire una lettura non precipitosa, a piccole dosi, per gustarsi meglio ogni racconto.