Dettagli Recensione
James
Il protagonista è James, un ragazzo con gravi difficoltà a rapportarsi con gli altri, qualcuno lo definisce disadattato, altri disturbato, io preferisco definirlo particolare.
Vive nella città che non dorme mai, la sfarzosa New York, con la madre e la sorella. I genitori sono divorziati, il padre vive altrove e nella vita del figlio è una meteora. La situazione familiare è anomala, i rapporti sono freddi, i dialoghi sono superficiali, i contatti fisici inesistenti, il concetto di intimità familiare è fuori moda.
La madre gestisce una galleria d’arte moderna, una cinquantenne sentimentalmente instabile, fedele alle tendenze. Gillian, la sorella, è anch’essa moderna, infatti ha una relazione con un professore, già coniugato con una rispettabile signora aperta a relazioni a tre o più. Il padre è uno stimato avvocato, preoccupato in primis ad iniziarsi alla chirurgia estetica, i segni del tempo che passa non sono all’ultimo grido, bisogna per forza rimediare. E James? Deve sopravvivere in una realtà stretta e contorta. In questo contesto familiare allucinato spicca una figura positiva, la nonna materna, che inonda di speranza e luce l’animo del nipote.
Cameron descrive bene il malessere di James, la sua incapacità di adattarsi alle situazioni, il fastidio per l’imprecisione mondiale e l’uso scorretto delle parole. Involontariamente, il lettore, spiando questo ragazzo dotato di un’intelligenza superiore alla media, s’innamora del silenzio, perché a volte è davvero meglio tacere, le parole non pronunciate sono idee innocenti, una volta espresse ad alta voce diventano ingestibili, e James lo sa bene, è il suo mantra.
Seguire il protagonista è faticoso, ci si perde nel turbinio dei suoi ragionamenti, si alternano concetti artefatti a pensieri spogli di qualsiasi montatura, nudi e crudi; si respira pessimismo e depressione, a volte semplicemente ci si imbatte nella verità e la si accetta. Sfogliando queste pagine, si getta uno sguardo alla complessità della mente umana.
Il ritmo del libro è lento e non c’è azione. Sono le confessioni di James che tengono alto l’interesse, si sente il desiderio di tendere una mano per strapparlo a quelle pagine grigie, donargli colore e calore. Si arriva alla fine della lettura speranzosi di risolvere le questioni aperte lungo il tragitto, ma non è così. L’autore non spiega fino in fondo dei punti importanti, lascia un senso di incompiuto e di fastidio per la poca chiarezza. Non ci si può buttare con anima e corpo in una lettura, provando determinate sensazioni, soffrire o gioire e poi essere abbandonati a se stessi.
Nonostante la delusione per il mancato chiarimento, consiglio a tutti la lettura di questo libro, non semplicissimo, ma umano.
“Io mi sento me stesso solamente quando sono solo. Il rapporto con gli altri non mi viene naturale: mi richiede uno sforzo.”
“Sii forte e paziente; un giorno questo dolore ti sarà utile”
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